Nel corso della visita rilevati miglioramenti sul fronte sovraffollamento, ma occorre trovare alternative alla detenzione.
Questa mattina, una delegazione formata dalla deputata PD Donata Lenzi, la senatrice PD Rita Ghedini, il capogruppo democratico al Consiglio Comunale Sergio lo Giudice e la presidente del quartiere Porto Elena Leti, si è recata in visita al carcere della Dozza.
E’ durata circa due ore la visita odierna di parlamentari e politici locali alla Casa Circondariale di Bologna. All’uscita dai cancelli dell’istituto di reclusione, Sergio Lo Giudice, capogruppo del Partito Democratico al Consiglio Comunale di Bologna, ha detto di aver potuto constatare visibili miglioramenti dal punto di vista del sovraffollamento della struttura. Dopo il picco di 1200 unità raggiunto negli anni passati, i detenuti sono attualmente 870. Restano, però, numerosi elementi di criticità. Il 60% dei carcerati è composto da stranieri, mentre il 50% ha problemi di tossicodipendenza o si trova rinchiuso per reati legati alle sostanze stupefacenti. Manca un numero adeguato di educatori, continua il capogruppo democratico, e risultano ancora insoddisfacenti i risultati del passaggio di gestione dell’assistenza sanitaria dalla polizia penitenziaria alla A.S.L.
Concorda con Lo Giudice, la presidente del quartiere Porto, Elena Leti, che sottolinea il miglioramento delle condizioni dei detenuti, con particolare riguardo alla loro diminuzione rispetto alla sua ultima visita nel 2009.
Per la deputata PD, Donata Lenzi, il nuovo governo dovrà occuparsi di rilanciare il provvedimento legislativo sulle misure alternative e, nel contempo, attuare interventi strutturali sugli edifici che ospitano i detenuti.
Sulla stessa linea la senatrice PD, Rita Ghedini, che ha posto l’attenzione sull’affossamento del ddl Severino sulle misure alternative, da parte di una frangia del PDL, atto definito di “gravissimo cinismo politico”. L’approvazione del provvedimento, sostiene la senatrice, avrebbe permesso un cambio di rotta nella gestione del problema delle carceri. Cambio di rotta, già evidenziato, con il provvedimento Severino sulla gestione degli arrestati, che, consentendo di trattenere i fermati nelle celle di sicurezza, ha abbattuto il turn-over negli istituti penitenziari, alleggerendo, come si è visto, le strutture sovraffollate. E’ necessario puntare con forza sulle misure alternative, in modo da giungere ad un vero reinserimento dei condannati nella società. Allo stesso tempo, conclude Rita Lenzi, bisogna sgombrare il campo dal falso mito dell’insicurezza legata alle misure alternative.
Francesco Ditaranto