Studenti, insegnanti e genitori scendono in piazza per difendere la scuola pubblica e contestare le ricette del governo contro la crisi, in vista della manifestazione del 15 ottobre.

C’è lo studente che chiede aule vivibili, trasporti gratuiti e borse di studio; c’è il bidello vittima dell’ultima tranche di tagli della riforma Gelmini; c’è il sindacalista che accusa il Comune di privatizzare la scuola; c’è l’attivista che vede la giornata come una tappa verso il 15 ottobre.
Sono diverse le anime della mobilitazione della scuola, proclamata per domani in tutta Italia. Una protesta che a Bologna, in realtà, comincia già questo pomeriggio, quando gli studenti del collettivo Utòpia si accamperanno in un luogo che verrà comunicato su Facebook e resteranno tutta la notte nello stile degli indignados spagnoli.

Nella mattinata di domani, invece, ci saranno due cortei. La Rete degli Studenti e il Collettivo Autonomo Studentesco si ritrovano in piazza San Francesco alle 9.30 e da lì attraverseranno il centro della città per concludere la manifestazione in piazza Maggiore.
L’Unione Sindacale di Base, invece, porta insegnanti, personale Ata, studenti e genitori in via Galliera, di fronte alle scuole “De Amicis”, da dove partirà il corteo che toccherà alcune scuole simbolo della città.
Il sindacato di base lancia poi un ulteriore appuntamento, previsto per le 19.30 di domani in piazza Liber Paradisus, dove ci sarà una rumorosa pentolata contro quella che viene definita la privatizzazione della scuola di Merola e Caffarra.

Articolate le motivazioni della mobilitazione. Per quanto riguarda strettamente la vita scolastica, gli studenti chiedono borse di studio messe in discussione dai tagli della manovra economica agli enti locali. Un altro punto riguarda le strutture scolastiche: no alle “classi pollaio”, le aule sovraffollate a causa dei tagli della Gelmini, e interventi di edilizia scolastica per mettere in sicurezza gli edifici e dotarli di spazi necessari a laboratori e attività ricreative.
In discussione anche la didattica e il modello della lezione frontale, a favore invece di nuovi metodi educativi al passo con le nuove tecnologie.
Un capitolo importante riguarda quello che gli studenti stessi definiscono welfare studentesco. Si tratta della richiesta di servizi e agevolazioni che in molti Paesi europei già esistono: trasporti gratuiti per gli studenti, agevolazioni per librerie, mostre, cinema, ecc…
Infine dagli studenti arriva un secco no ai licenziamenti di insegnanti e personale Ata: l’effetto dell’ultima tranche di tagli della riforma Gelmini.

La protesta si arricchisce poi di motivazioni locali. I finanziamenti alle scuole e ai nidi privati della Giunta Merola non vanno giù all’Usb, che accusa il Comune di privatizzare la scuola e di aver abbracciato la sussidiarietà invocata dal vescovo di Bologna, Carlo Caffarra.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il nuovo finanziamento di Palazzo D’Accursio alle nuove sezioni di nido private. “È necessario mobilitarsi – si legge in una nota del sindacato – contro i piani del saccheggio dei beni e diritti pubblici, contro questo “Sacco di Bologna”.

Anche la crisi è al centro delle rivendicazioni. Studenti e lavoratori sono concordi sul rifiutare di pagare il debito creato dal mondo della finanza. Si parla di diritto all’insolvenza e ci si prepara alla mobilitazione internazionale del 15 ottobre, che in Italia si svolgerà a Roma.