Grande polentata per Radio Citta’Fujiko

Sabato 7 dicembre, in via Azzo Gardino 48 presso il Costa Arena, ore 20.30

Tutti a tavola per anticipare i bagordi natalizi

State a udire, miei lettori
Forestieri e cittadini
Artigiani e contadini
Con orecchia tutta attenta
La virtù  della polenta.
Non si può saper di certo
Chi sia stato l’inventore,
ma sicuro un gran dottore
colui fu ben s’argomentache
fé il primo, la polenta.
Plinio dice che, inventata
Ella fu da Zoroastro
Nel compor un certo impiastro
Di farina acqua bollenta
Che chiamossi poi Polenta.
Fama è pur che a Romol Remo
Da Minerva fu insegnata
Quando Roma fu piantata
Dalle prime fondamenta;
onde antica è la polenta.
La Polenta merta lode,
e colui che ‘n dice male
certo in zucca non ha sale,
ond’è privo o sempre
stenta
d’aver fresca la polenta.
Non v’è pianta a paragone,
ch’abbia più virtù di questa:
Boeravve, uom di testapiù che ceci,
fave e lenta,
preferiva la polenta.
La vuol esser ben bollita
Con il frullo ben menata,
e così, con sal mangiata
il calor di molto aumenta
nell’inverno la Polenta.
Dieci fette almanco,
se ne devono mangiare
se buon prò vi deve fare
se volete corpulenta,
far la pancia di Polenta.
È un cibo da Regina
E vivanda degna eletta
Se col burro è ben confetta:
col formaggio si presenta
a gran pranzi la Polenta.
È pietanza assai squisita
Se si forma con mostarda
Coi tartuffi alla lombarda,
cosichè niuno si esenta,
di mangiare tal polenta.
Se i gran Principi e signori
La mangiasser rozza,
cotta,
non avrebber mai la gotta,
ch’ogni giorno li tormenta;
mangin dunque la Polenta.
Giovinetti vispi e snelli
Su mangiate a piena panza
Di quest’ottima pietanza
Né alcuno, mai si penta,
d’esser pieno di polenta.
Col presciutto e le bragiuole
Con salsiccia e con salame,
e in pasticcio per le dame,
delicata più diventa,
basta dir ch’ella è Polenta.
Io lessi nell’Ariosto
quando Orlando ne mangiava
coraggioso guerreggiava,
egli solo contro trenta
per virtù della Polenta.
Quando pure il fiero Argante,
nella guerra combatteva,
un gran piatto ne prendeva,
perché forte più diventa
l’uom che mangia la Polenta.
Vi dirò qui, schietto schietto
Più che voi ne mangerete
Sempre più, sani starete,
che di mal mai non paventa
quei che mangia la Polenta.
Per sanar l’idropisia
E la sordità d’orecchie,
il vajulo, e le petecchie,
medicina è, che spaventa
un bel piatto di Polenta.
Voi, seguaci di Galeno,
che Wansvit’n, Geran studiate,
ogni libro al fuoco date,
vostra cura, tutta intenta,
d’ordinar sia la Polenta.
Questa val per certi infermi,
che patiscon frenesia
questa sana la pazzia,
così Ippocrate commenta:
NIHIL MELIUS QUAM POLENTA.
Osservate chi la mangia
Come in faccia resta rosso,
con la pelle luculenta,
di color non di Polenta.
Hai la tigna, oppur la rogna?
Se tu brami di guarire
La Polenta è un elixire,
che risana senza stenta:
mangia dunque la polenta.
È un balsamo prezioso 
Medicina universale
Che può tanto, e tanto vale
Quanto tutte l’elementa
S’è ben fatta, la Polenta.
A chi fila e fa bottoni
A chi cuce le camice
Sinedamio e Galen dice:
la mestizia scaccia e
sventa
un pajolo di polenta.
Se tu sei indebitato senza roba e
senza bezzi
questa mette il duol in pezzi,
rende allegro, il cor contenta
la gratissima Polenta.
Fu Bertoldo, così astuto,
perché spesso ne mangiava, e
Marcolfa sempre dava
ai suoi figli fette trenta
ogni giorno di polenta.
Voi, filosofi, alchimisti,
che sudate nel lavoro,
di ridurre il ferro in oro,
fate cuocer che diventa
color d’oro la Polenta.
Tanto i giovani, che i vecchi,
gentiluomini e mercanti,
d’ogni grado tutti quanti,
se vuon stare allegramente,
mangian sempre le Polente.
Giova ai matti, giova ai sani
Agli afflitti ed ai contenti,
fa guarire il mal di denti,
ogni febbre violenta,
applicando la polenta.
La ricetta è un quartarolo,
per quell’uom che non è ghiotto,
e può, senza alcun rimbrotto,
una donna esser contenta,di sei libbra di polenta.
Stia dunque, ognun sicuro,
che a stomaco digiuno,
non farà male veruno,
 
il mangiare la Polenta
ogni mese volte trenta.
Benedetta questa sia,
benedetto l’inventore
benedetto il suo sapore,
che ognun sazia, ognun contenta,
Viva sempre la Polenta.


Fonte: I malnutri’ – Storia del cibo e della poverta’ in Piemonte attraverso 180 ricette dimenticate della cucina popolare – Enza Cavallero – Daniela Piazza Editore