La proclamazione è arrivata una decina di giorni fa a seguito della rottura della trattativa tra i sindacati e il colosso di Jeff Bezos che, come negli Stati Uniti, non sembra voler instaurare relazioni sindacali. Oggi, lunedì 22 marzo, in tutta Italia si terrà il primo sciopero di tutta la filiera di Amazon, dai lavoratori nei magazzini a quelli in appalto, fino ai driver che consegnano i pacchi. A proclamarlo sono state le categorie dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil che, oltre a rivendicazioni salariali, puntano soprattutto sui tempi e i ritmi di lavoro, aumentati ulteriormente durante la pandemia.

Sciopero Amazon, le ragioni della mobilitazione

Lo sciopero è stato formalmente proclamato contro la controparte Assoespressi, che rappresenta tutte le aziende dei driver che lavorano direttamente con Amazon, perché al tavolo negoziale avviato nell’ultimo mese non c’è stata la volontà di discutere i punti all’ordine del giorno della vertenza. In particolare, i sindacati chiedevano «la verifica dei ritmi e dei carichi di lavoro, orari e turni, inquadramento professionale che spesso non è adeguato e corretto», osserva Danilo Morini della Filt-Cgil nazionale. La riduzione dell’orario dei driver, che effettuano turni massacranti, è centrale, anzitutto per ragioni di sicurezza sul lavoro. I sindacati riportano che un lavoratore in otto-nove ore arriva a fare 150-180 consegne.

Per questo, contestualmente, si chiede un aumento del personale delle consegne. «Qui non c’è una filiera in difficoltà, ma una logica del massimo profitto che tiene banco non da oggi – osservano Salvatore Buono della Fit-Cisl dell’Emilia Romagna e Maria Stella Vannacci della Uiltrasporti – Dobbiamo dare un segnale, in Italia non è possibile una situazione di condizioni di lavoro del genere. Abbiamo addetti che piangono perché non ce la fanno ad andare avanti ai ritmi attuali».
La controparte datoriale, però, non solo ha fatto orecchie da mercante rispetto a queste richieste, ma ha rilanciando pretendendo l’obbligatorietà del lavoro domenicale.

I problemi non mancano nemmeno in un altro segmento della filiera, quello degli appalti. In particolare manca inoltre una clausola sociale che garantisca la continuità occupazionale in caso di cambio di appalto.
C’è poi la questione del premio aziendale, che l’anno scorso ammontava a 300 euro lordi ad ogni lavoratore, mentre la media di contrattazione si aggira sui 1000-1200 euro.
Per quanto riguarda i driver, Cgil, Cisl e Uil chiedono un’indennità Covid per quei driver che hanno suonato i campanelli di migliaia di abitazioni nonostante la pandemia, così come ancora non c’è un’adeguata copertura assicurativa in caso di incidenti. Infine, rilevano sempre i sindacati, «c’è un settore con troppi precari e addetti di agenzie interinali con poche tutele: vengono superati abbondantemente i termini previsti dal contratto nazionale, senza ricorrere ad alcun accordo sindacale»

L’appello ai consumatori: «Non ordinate oggi»

«Se tutti gli italiani non facessero ordini ad Amazon, ma li facessero anche solo il 23, arriverebbe un segnale fortissimo. I profitti sono legittimi, ci mancherebbe altro, ma non sulla pelle dei lavoratori», hanno chiesto i sindacati confederali sabato scorso, nella presentazione della mobilitazioni di oggi. In particolare, Cgil, Cisl e Uil si immaginano una sorta di “sciopero del consumo” che possa dare sostegno alla lotta di lavoratrici e lavoratori per i propri diritti.
«Non chiediamo alle persone di modificare il loro stile di vita – ha osservato Flaviano Zorzella della Filt Cgil – sempre più caratterizzato dal commercio online, tanto che le aziende oggi stanno a galla sono quelle che si sono sapute trasformare aprendo a questo tipo di commercio, a scapito di un’altra filiera in sofferenza». La richiesta è semplicemente di posticipare gli ordini.

«Abbiamo bisogno di tutti voi – è l’appello rilanciato in Emilia-Romagna dai promotori dello sciopero – Fino a 44 ore di lavoro a settimana, tra i 180 e i 200 pacchi consegnati ogni giorno. Turni di lavoro battenti. Nessuna contrattazione. Nessun confronto. Nessuna tutela in caso di cambio appalto. E nessuna indennità per il Covid-19, neppure in piena pandemia. Queste sono le condizioni di lavoro in Amazon. Per questo in Italia si terrà il primo sciopero nazionale. Il primo al mondo per il colosso dell’e-commerce. E i lavoratori chiedono aiuto ai clienti: “Noi consegniamo pacchi non la nostra dignità per vincere questa battaglia di giustizia e di civiltà, però, abbiamo bisogno della solidarietà”».

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