Dopo essere stato sbeffeggiato da Renzi ai tempi delle amministrative, Virginio Merola si prende una “rivincita” dopo il risultato del referendum e si propone come anima, insieme a Pisapia e Cuperlo, di un nuovo centrosinistra. Il 19 dicembre la prima iniziativa in città. Come hanno reagito le altre forze del centrosinistra? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Cipriani e Federico Martelloni.
I sassolini nelle scarpe, a lungo andare, fanno male e prima o poi verrà il desiderio di toglierseli. L’occasione, per Virginio Merola, è stata la debacle del premier Matteo Renzi al referendum costituzionale.
Forte di un bottino di “Sì”, che a Bologna hanno vinto – seppur di poco – in controtendenza col dato nazionale e memore dello sbeffeggiamento di Renzi all’epoca delle amministrative, quando il premier aveva scaricato sul primo cittadino bolognese la responsabilità del ballottaggio con la Lega e le difficoltà del Pd in città, ora Merola “archivia” Matteo Renzi.
O almeno questa è la lettura che alcune testate danno delle dichiarazioni e delle iniziative del sindaco bolognese all’indomani del voto referendario.
Merola si è proposto, insieme all’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia e all’esponente della “minoranza responsabile” del partito, Gianni Cuperlo, come anima di un processo di ricostituzione del centrosinistra.
Una sorta di “Nuovo Ulivo” che si vorrebbe far nascere proprio a Bologna, dove il 19 dicembre prevista la prima iniziativa.
Ma come hanno preso la notizia le altre forze bolognesi alla sinistra del Partito Democratico? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Cipriani, esponente di Sel del pre-diaspora e presidente del Quartiere Porto-Saragozza, e a Federico Martelloni, ex candidato sindaco e attuale consigliere comunale di Coalizione Civica.
Il primo, che attualmente governa insieme a Merola, si dice favorevole.
Il secondo punta l’obiettivo sulle politiche di Merola, che non sembrano rappresentare una vera discontinuità con quelle portate avanti da Renzi.
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