Le elettrici e gli elettori statunitensi non si sono solo espressi nelle elezioni di midterm per il rinnovo della Camera e di un terzo del Senato americano, ma in molti casi sono stati chiamati ad esprimersi anche su altri temi, in particolare grazie a diversi referendum.
E se non si è registrata “l’onda rossa” repubblicana al Congresso, prosegue invece lenta ma inesorabile “l’onda verde” della cannabis legale, che in questa tornata elettorale vede aggiungersi due Stati che ne consentono ogni uso.

L’onda verde della cannabis legale: in 21 Stati su 50 è libera per tutti gli usi

Erano cinque gli Stati in cui si votava per un referendum sulla cannabis legale negli Stati Uniti. In due di questi, il Maryland e il Missouri, la vittoria è stata schiacciante. Nel Maryland vince con il 66% dei favorevoli la proposta, avanzata dal parlamento statale, di legalizzare la cannabis a partire dal 1° luglio 2023. Nello specifico i maggiorenni potranno detenere fino a 1,5 once di cannabis e 12 grammi di concentrati di cannabis, mentre il possesso di quantità comprese tra 1,5 e 2,5 once sarà soggetto solo a multe pecuniarie.

Ancora più sorprendente è stato il risultato in Missouri, Stato a maggioranza repubblicana, dove la cannabis legale ha conquistato l’elettorato.
In altri tre Stati, cioè l’Arkansas, il Norh Dakota e il South Dakota, la battaglia referendaria è stata invece persa, ma se si guarda nel complesso la mappa delle legalizzazioni della cannabis negli Stati Uniti, ammontano a 21 su 50 gli Stati che hanno detto sì.
In 5 città del Texas, inoltre, il possesso di cannabis viene depenalizzato.

«L’obiettivo ora è arrivare alle elezioni del presidente, fra due anni, raggiungendo la cifra simbolica dei 25 Stati americani, cioè la metà, che abbiano legalizzato la cannabis», osserva ai nostri microfoni Luca Marola, attivista, giornalista e fondatore di Easy Joint.
Marola riporta che negli Stati Uniti le associazioni antiproibizioniste hanno già fatto uno scatto in avanti, considerando vinta la battaglia per la cannabis legale e impegnandosi ora alla depenalizzazione di tutte le sostanze ritenute illegali.

«Il dibattito negli Stati Uniti – continua Marola – non è più sulla cannabis legale, ma ci si interroga come ridurre i rifiuti prodotti dal packaging della cannabis o come ridurre l’utilizzo di elettricità o di acqua di una produzione energivora». Un dibattito, dunque, che sembra anni luce lontano da quello in Italia, Paese ancora saldamento vincolato al proibizionismo, dove la possibilità dei cittadini e delle cittadine di esprimersi sul tema è stata negata dalla pronuncia della Corte Costituzionale, che ha rigettato il referendum sulla cannabis legale.

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