«Guardate cos’è successo in Italia». È questo il monito che nei giorni scorsi il presidente statunitense Joe Biden ha rivolto ai propri attivisti. La preoccupazione della stampa americana è tangibile, anche se spesso si fa confusione sulla reale situazione italiana o si cerca di leggere la politica dello Stivale con le lenti a stelle e strisce.
A rendere conto di come i media Usa parlano delle recenti elezioni politiche in Italia è David Broder, corrispondente per l’Europa di Jacobin, intervenuto al Festival di Internazionale a Ferrara.

Meloni, la storia operaia e il “socialista” Draghi

Ai nostri microfoni Broder passa in rassegna alcune delle reazioni più rilevanti della politica e dei media americani alla vittoria di Giorgia Meloni in Italia. «Va detto che nella stampa americana c’è anche chi fa un po’ di confusione vedendo tipo i nipotini del Duce subito tornati al potere – racconta il giornalista di Jacobin – facendo anche un certo allarmismo. Però di questo fenomeno ci sono tendenze molto simili in ciò che accade nel Partito Repubblicano statunitense».
Per contro, infatti, c’è chi minimizza ricordando che Meloni ha partecipato al Cpac (Conservative Political Action Conference), una conferenza politica annuale a cui partecipano attivisti conservatori e politici da tutti gli Stati Uniti e dal mondo. Tra cui Marjorie Taylor Greene, complottista di QAnon e suprematista bianca.

Tra le reazioni più divertenti va annoverata quella di un deputato repubblicano statunitense che ha affermato che la vittoria di Meloni è il segnale che gli italiani erano stanchi del governo socialista e di estrema sinistra di Mario Draghi. Sempre nelle fila della destra americana c’è chi alimenta una narrativa su Meloni, giovane donna con una storia operaia o comunque popolare.
Un discorso simile vale per la stampa britannica. «Allison Pearson, una giornalista del quotidiano conservatore Daily Telegraph – ricostruisce Broder – ha detto che Meloni non è di estrema destra perché lei è d’accordo con tutti i suoi discorsi».

L’estrema destra erode le barriere con quella moderata

Più in generale, il giornalista di Jacobin rileva un crollo o un’erosione delle barriere tra l’estrema destra e quella moderata. E la tendenza non riguarda solo l’Italia o gli Stati Uniti alle prese con l’alt-right e i suprematisti, ma il fenomeno si manifesta in tutta Europa.
Tra gli esempi più recenti c’è da annoverare quello dei Democratici Svedesi, partito neonazista diventato perno della coalizione di destra nel Paese scandinavo alle recenti elezioni. Lo stesso discorso si può fare con il Front National francese, dove la figura di Marine Le Pen è stata normalizzata. O ancora: questo è ciò che rischiamo di vedere anche in Spagna nel 2023, dove Vox stringe accordi con il Partito Popolare spagnolo.

«Quello a cui stiamo assistendo in diversi Paesi – conclude Broder – penso che sia un processo storico e anche il risultato non solo di un periodo di tante crisi che si sono sovrapposte, ma anche del venir meno della vecchia identità antifascista, che non sembra più condizionare le destre».

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