Ha 75 anni, è una donna minuta, che non supera il metro e sessanta di altezza, ed è un’ex insegnante in pensione. Se ci parli molto disponibile e gentile, si vede che ha avuto a che fare con alunne ed alunni. Però per il Tribunale di Torino è una pericolosa criminale. Stiamo parlando di Nicoletta Dosio, storica attivista No Tav, che lunedì scorso è stata nuovamente condannata a un anno e un mese di carcere. Il reato che le viene contestato è l’evasione dagli arresti domiciliari che lo stesso tribunale le aveva inflitto e che Nicoletta aveva violato con un atto pubblico e politico.

Nicoletta Dosio, la “pasionaria” No Tav che non si fa piegare

Tutto risale al 2016 quando, fra novembre e dicembre, Nicoletta, come forma di protesta ad una condanna assurda, non rispettò la misura cautelare degli arresti domiciliari nella sua abitazione di Bussoleno e partecipò a numerose iniziative ed eventi pubblici in diverse località del Piemonte e del resto d’Italia. La procura di Torino inizialmente le aveva contestato 130 evasioni avvenute dal 4 novembre al 20 dicembre ma, al termine del processo, lo stesso rappresentante della pubblica accusa ha ridotto i casi a due. «Il numero 130 – hanno sottolineato i difensori della Dosio, gli avvocati Valentina Colletta ed Emanuele D’Amico – va riferito, in realtà, ai controlli delle forze dell’ordine. La condotta, semmai, è unica. Nicoletta peraltro non è mai scappata e non si è mai sottratta alla giustizia: ha sempre reso pubblici i suoi spostamenti. Lo stesso procuratore capo dell’epoca, Armando Spataro, nel corso del procedimento prese atto del carattere politico della presa di posizione della nostra assistita e parlò di ‘innocuità della condotta’».

Se andiamo a vedere le motivazioni per cui allora fu condannata ai domiciliari verrebbe da ridere, ma in realtà ci sarebbe da preoccuparsi per l’abnorme repressione che il tribunale di Torino riserva al movimento No Tav. I fatti risalgono al 28 giugno del 2015 quando, per ricordare lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, l’esperienza autogestionaria in Val di Susa, il movimento No Tav ha dato vita ad una manifestazione. Su una strada provinciale, a molta distanza dal cantiere allestito per i sondaggi geognostici, gli attivisti si sono trovati la strada sbarrata da alcuni jersey.

Quando hanno provato ad oltrepassarli sono partiti i lacrimogeni. Hanno così deciso di provare sull’altro versante, dove hanno trovato una situazione analoga. A quel punto alcuni di loro, tra cui Nicoletta Dosio, hanno legato una corda al jersey e sono stati oggetto di una carica delle forze dell’ordine. Per aver tentato di forzare lo sbarramento, Nicoletta ed altre 19 persone sono state denunciate e, dopo un anno da quell’episodio, fatte oggetto di misure restrittive preventive.

Inizialmente a Nicoletta le autorità avevano dato un obbligo di firma, ma l’attivista rifiutò la misura, che poi si è trasformata in obbligo di dimora e, dopo aver violato anche quella, in arresti domiciliari.
Nicoletta non ha rispettato nemmeno i domiciliari, dando vita ad una disobbedienza civile, pubblica e pacifica, partendo per il “No Tav Tour” in giro per l’Italia.

Eppure il carcere lo ha conosciuto, perché per la sua estrema coerenza è stata reclusa tra la fine del 2019 e la primavera del 2020 al carcere delle Vallette di Torino, ma poi è stata liberata per problemi di salute. In quella circostanza Nicoletta finì in galera per una circostanza altrettanto assurda. Durante una protesta del movimento No Tav del 2012 qualcuno alzò una sbarra al casello di Avigliana sull’autostrada del Frejus e permise agli automobilisti di passare senza pagare il pedaggio. Difficile pensare che, così piccola e minuta, sia stata lei ad alzare la sbarra, ma in Val di Susa il codice penale segue regole diverse rispetto al resto d’Italia e la responsabilità non dipende dalla condotta personale, ma dall’affiliazione ad un’idea, ad un pensiero.

Nonostante non abbia mai commesso atti di violenza né arrecato danni al patrimonio dello Stato, Nicoletta continua ad essere oggetto della repressione, come tutto il movimento No Tav verso cui i giudici usano una mano pesante e sproporzionata. A tutti gli effetti, Nicoletta Dosio è continuamente oggetto di condanne politiche per le sue idee: lo Stato non si capacità di non riuscire a domare una donna che non si ostina a piegarsi alla volontà calata dall’alto di costruire una grande opera inutile e dannosa.
Il commento migliore a tutta questa assurda vicenda sta nelle parole di Nicoletta stessa, pronunciate proprio lunedì scorso dopo l’ennesima condanna. «Rivendico tutto quello che ho fatto. Se sono pronta a rifarlo? Io sono sempre io».