Il suicidio del ragazzo 22enne migrante nella struttura di Ponte Galeria, a Roma, è solo l’ultimo episodio che testimonia la disumanità dei Cpr. I centri di detenzione amministrativa, che il governo Meloni vorrebbe incrementare, sono stati spesso al centro delle cronache giudiziarie e di inchieste per problemi di vario tipo.
Dopo una prima mobilitazione bolognese nell’ottobre scorso e in seguito all’ipotesi che un Cpr venga realizzato a Ferrara, la rete regionale “No Cpr” si mobilita con presìdi che si terranno domani davanti alle prefetture di Bologna, Ferrara e altri capoluoghi.

La mobilitazione regionale contro i Cpr in Emilia-Romagna

Giovedì 8 febbraio ci saranno presidi davanti alle Prefetture di Ferrara, Bologna, Parma, Forlì, Reggio Emilia, Rimini (e forse anche in altre città). Poi il 2 marzo una manifestazione regionale “No Cpr” a Ferrara. Si mette in moto la mobilitazione che in Emilia-Romagna si oppone ai Centri per i rimpatri e lo fa perché si è saldata una «rete tra le città per affermare con voce unica che non venga mai più aperto un Cpr» nel territorio regionale.
È la “Rete regionale No Cpr-No grandi centri” che dunque contesta anche il ricorso a strutture di grandi dimensioni per accogliere i migranti.

«Rifiutiamo l’idea di carceri in cui rinchiudere, per poi espellere, magari dopo aver esaurito la funzione di forza lavoro da sfruttare, chi ha la sola colpa di cercare un futuro migliore attraverso la migrazione. Oppure di grandi centri dove le persone in attesa di definire il proprio status vengono ammassate in condizione inumane. L’abbiamo visto a Bologna nel Cas Mattei e nel nuovo Cas di Ozzano, dove la violenza istituzionale forza gli enti gestori ad accogliere numeri di persone ingestibili, mortificandone la dignità e prospettando un futuro di invisibilità e di possibile reclusione», si legge sui social nell’annuncio dei prossimi sit-in davanti alle Prefetture.

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