Come abbiamo imparato dalla vicenda della Valle del fiume Panaro, le multinazionali alla ricerca di gas, idrocarburi e risorse naturali da estrarre&sfruttare non operano solo in Nigeria, India o Bolivia, ma stanno anche vicino a noi. Sul Panaro i cittadini l’hanno spuntata (per ora), una lezione che dobbiamo imparare per difendere il nostro territorio, ad esempio nel Polesine.

Per questo abbiamo intervistato Graziano Azzalin (l’audio integrale è qui sotto), consigliere Pd del Veneto che si oppone alla proposta della compagnia texana Aleanna Resources (da notare la galleria di paesaggi in homepage), di procedere a trivellazioni esplorative per l’estrazione di idrocarburi. “Da diverso tempo alcune aziende hanno ottenuto l’autorizzazione dal Ministero dello Sviluppo economico per eseguire ricerche di idrocarburi nella Valle Padana. L’Aleanna ha presentato l’istanza per due progetti per il Polesine che prevedono tra fasi: ricerca, sperimentazione estrazione”. In questo caso la prima deve ancora cominciare.

Ricercare significa trivellare, ottenere campioni che provino o smentiscano la presenza di metano o simili. Ma trivellare che conseguenze ambientali ha? Azzalin è preoccupato proprio da questo interrogativo: “Il Polesine è stato caratterizzato sin dagli anni ’60 dal fenomeno della subsidenza (vedi wikipedia): l’abbassamento del fondo del suolo per cause naturali (foce di un grande fiume) e umane (estrazioni in decenni passati). Si parla di 4-5 metri che hanno provocato uno scompenso di tutto l’assetto del territorio, canali, bonifiche e piano marino compresi, con costi enormi sostenuti dalla comunità polesana e dal governo nazionale”. Si chiede quindi di procede con un’operazione che già in passato ha portato danni ambientali ed economici. Un esempio di questi sta nei “2 miliardi di vecchie lire che ogni anno i Consorzi di bonifica paga per versare meccanicamente acqua nei fiumi per evitare che l’acqua marina arrivi sulla terraferma”.