È di sette morti e due dispersi il bilancio provvisorio delle fortissime precipitazioni che si sono registrate ieri in una sezione delle Marche, attorno alla provincia di Ancona. Una strage dovuta al fatto che in appena sei ore sono caduti 400 millimetri di pioggia, tanti quanti si registrano solitamente in sei mesi.
«Nessun sistema di drenaggio sarebbe stato in grado di assorbire una tale quantità d’acqua», osserva ai nostri microfoni il metereologo Federico Grazzini. La specializzazione di Grazzini riguarda proprio gli eventi estremi dal punto di vista meteorologico ed insieme a lui abbiamo cercato di capire come è potuto accadere, se fenomeni simili aumenteranno e come fronteggiarli.

Marche, i modelli matematici faticano a prevedere questo tipo di eventi estremi

Grazzini, ai nostri microfoni, spiega anzitutto le cause “tecniche” di ciò che è accaduto. «La causa è un sistema temporalesco stazionario molto forte che è rimasto nella zona per qualche ora – osserva l’esperto – Sistemi temporaleschi di questo tipo sono relativamente frequenti in autunno sulla parte tirrenica, come ad esempio la Liguria, mentre sono assai più rari sulla parte adriatica».
Gli “ingredienti” fondamentali per il verificarsi di questi fenomeni sono, da un lato, una grande quantità di vapore acqueo, cioè l’umidità, e l’instabilità atmosferica.

Ed è qui che entrano in gioco i cambiamenti climatici. Quella del 2022 è stata l’estate più calda a livello europeo, a parimerito con il 2003, che ha determinato un aumento anomalo della temperatura del mare, che fornisce una mole pressoché infinita di vapore acqueo e fa aumentare l’instabilità atmosferica attraverso il calore proveniente dal basso. Condizioni ideali, insomma, affinché si verifichino questi sistemi temporaleschi.
«Ovviamente non è un rischio che è presente tutti i giorni – sottolinea Grazzini – ma è come se truccassimo un dado mettendo un peso su una singola faccia, come ad esempio il sei. Nel tiro del dado non uscirà sempre sei, ma le probabilità che ciò avvenga sono maggiori rispetto a quando il dado non è truccato».

Come se non bastasse, la scala estremamente locale di questi fenomeni rende difficile una previsione puntuale con gli attuali sistemi matematici. «Fenomeni molto intensi e localizzati sono difficili da prevedere, anche con i sistemi modellistici avanzati – mette in guardia il metereologo – Qui si pone il problema di realizzare un sistema di allertamento che possa dare conto di quello che sta succedendo in tempo reale e permetta alla popolazione di essere informata».
Nessun sistema di drenaggio, per eventi estremi di questo tipo, sarebbe in grado di assorbire le precipitazioni. L’unica azione resiliente è quella di dare alle persone gli strumenti per mettersi al sicuro quando accadono questi fenomeni.

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