«È come se ci trovassimo persi in un labirinto con lo sguardo schiacciato contro il muro, mentre avremmo bisogno di allontanarci un attimo e recuperare un po’ di lucidità». È così che il giornalista e regista Gabriele Del Grande, ai nostri microfoni, spiega perché nel suo ultimo lavoro ha deciso di affrontare la questione migratoria dal punto di vista storico.
L’autore proprio questa sera, 24 ottobre, sarà a Bologna in un incontro organizzato dal Centro Studi Donati (ore 21.00, via San Donato 38) per presentare il libro “Il secolo mobile. Storia dell’immigrazione illegale in Europa” (Mondadori).

La storia dell’immigrazione (resa) illegale: il nuovo libro di Gabriele Del Grande

Dopo aver denunciato quella che a tutti gli effetti è la Fortress Europe, dopo aver raccontato le guerre in Siria e in Libia, dopo esserci cimentato anche con la cinematografia nel film “Io sto con la sposa”, Del Grande torna sul tema che ha contraddistinto la sua carriera per molti anni con un libro che serve a contestualizzare il fenomeno, quindi a leggerlo fuori dall’emergenza con cui viene trattato da più di trent’anni, fino a formulare una proposta per un cambio di politiche e di strategie, «pragmatica, ma al tempo stesso utopica», la definisce lui stesso: la ri-legalizzazione dell’immigrazione attraverso una nuova liberalizzazione dei visti.

Il processo di illegalizzazione dell’immigrazione, anzitutto, non riguarda tutti i flussi migratori. Oggi, ad esempio, le migrazioni in Europa dagli ex Paesi del blocco sovietico o dall’America Latina viene al contrario incentivata. Ad essere di fatto messa fuori legge è l’immigrazione non bianca dalle ex colonie, cioè dai Paesi africani, ma anche dell’Asia e l’immigrazione musulmana.
Storicizzare la questione permette, ad esempio, di raccontare che non è sempre stato così. «Fino agli anni ‘70 i cittadini africani viaggiavano tranquillamente senza visti – ricostruisce Del Grande – perché nei trent’anni della ricostruzione e del boom economico servivano braccia da lavoro che nell’Europa di quegli anni non si trovavano per una serie di ragioni, come le vittime della seconda guerra, la cortina di ferro e il blocco della mobilità est-ovest».

A rappresentare un punto di rottura e, negli anni a venire, un cambio delle politiche migratorie è stata la caduta del muro di Berlino. Nel 1991, ad esempio, l’Italia ha adottato la politica dei visti franco-tedesca, poi è arrivato il Trattato di Schengen che, da un lato, liberalizzava la mobilità interna e, dall’altro, chiudeva ed esternalizzava le frontiere.
«Io nel libro ricostruisco passo passo l’evoluzione di quelle leggi – spiega Del Grande – e provo di ragionarci intorno, a capire come quelle norme hanno provocato un fenomeno drammatico, perché ancora oggi assistiamo alle traversate senza visto o alle morti in mare».

Lo stesso autore, così come gli accademici che studiano il fenomeno, spiegano che la nascita o il rafforzamento di fenomeni illegali, come il traffico di esseri umani, sia in realtà favorito dalla legislazione attuale che cerca di fermare l’immigrazione.
«La merce proibita, cioè la mobilità da sud a nord non solo delle classi popolari, ma anche del ceto medio, fa sì che il viaggio si vada a comprare sul mercato nero delle mafie nei vari Paesi che gestiscono le traversate senza visto verso la riva nord del Mediterraneo. Poi le rotte cambiano in base agli accordi di polizia che si fanno e agli autocrati di turno che accettano i denari dell’Europa per farci da cani da guardia».

Le politiche di illegalizzazione delle migrazioni non hanno fermato la domanda di mobilità, che cerca nuovi mezzi e nuove rotte. Sono 3,5 milioni le persone che hanno percorso quei viaggi negli ultimi decenni.
Il tutto in un contesto che genera paradossi, come quello in seno al governo Meloni, che da un lato grida all’invasione e dall’altro firma un decreto in cui viene messo nero su bianco che il fabbisogno di lavoratrici e lavoratori provenienti da altri Paesi è di 500mila unità in tre anni.

Del Grande, però, nel suo libro non si limita a raccontare la storia delle migrazioni e dei tentativi vani di fermarle, ma passa anche alla proposta su come risolvere il problema. Una soluzione che passa necessariamente dalla ri-legalizzazione dell’immigrazione. La necessità è quella di «far sì che le persone si spostino in aereo – sottolinea l’autore – per un decimo della cifra che costano quei viaggi e in modo sicuro, facendo quello che già fanno i viaggiatori dell’est Europa o dell’America Latina».

ASCOLTA L’INTERVISTA A GABRIELE DEL GRANDE: