“Nessuno sa spiegarci come uscire dall’euro”. Paolo Ferrero (Prc), a Bologna per lanciare la lista “L’Altra Europa con Tsipras”, se la prende col populismo anti-euro di Grillo, col razzismo di Salvini e con l’austerity dell’asse Renzi-Berlusconi. E alla Fornero dice: “Vada a lavorare fino a 67 anni in una scuola materna, si renderà conto della schifezza della sua riforma”.

È un Paolo Ferrero che interviene a 360 gradi quello che è giunto oggi a Bologna per dare il suo sostegno alla lista “L’Altra Europa con Tsipras“. La compagine politica che si presenta alle elezioni europee del prossimo 25 maggio, guidata dal leader greco di Syriza, secondo il leader di Rifondazione è l’unica che offre un’alternativa di sinistra sullo scenario italiano.
Ferrero si è scagliato con la stessa forza sia contro l’austerity sostenuta da Pd e centrodestra, sia contro il populismo anti-euro del M5S.

“Nessuno sa spiegarci come uscire dall’euro – osserva Ferrero – Se in modo consensuale, cosa abbastanza improbabile vista la posizione della Merkel, o se in modo unilaterale, con conseguenze drammatiche per la fuga di capitali”.
Secondo l’ex ministro, dunque, l’uscita dall’Europa non è una soluzione alla crisi economica e ai diktat che vengono da Bruxelles. Per questo, se si vogliono affermare istanze contrarie all’austerity portata avanti dal Pd che governa insieme al centrodestra, l’unica alternativa possibile è quella di Tsipras.

“Vogliamo passare da un’Europa delle banche e della finanza ad un’Europa dei popoli”, osserva Ferrero, che poi si scaglia contro la riforma Fornero, che crea il paradosso secondo cui il 40% dei giovani non trova lavoro, mentre ci sono anziani costretti a lavorare fino a 67 anni. “Invece di fare la docente universitaria – incalza il leader comunista – la Fornero vada a lavorare fino a 67 anni in una scuola materna. Si accorgerà della schifessa della sua riforma”.

Ferrero non risparmia nemmeno il sindacato e la Cgil in particolare. “Quando governa il Pd il sindacato smette di scioperare, mentre in altri Stati, per le misure che sono state prese, ci sarebbero stati almeno 10 scioperi generali”. Una responsabilità, dunque, che per Ferrero è una delle concause della situazione attuale.
Quanto agli scontri di Torino, durante la manifestazione del Primo Maggio, il leader di Rifondazione dà la sua versione dei fatti: “Non c’era un bastone e alcun oggetto che giustificasse le cariche a freddo della polizia. I manifestanti sono stati picchiati solo perché urlavano contro lo spezzone del Pd”.