Il premier israeliano Benjamin Netanyahu «sta facendo più male che bene a Israele» attraverso la sua condotta della guerra a Gaza. Parola di Joe Biden.
Suonano come uno scaricamento le parole del presidente degli Stati Uniti nei confronti del leader israeliano e della sua condotta genocidiaria a Gaza. Parole che si aggiungono a quelle del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che considera l’offensiva israeliana come una «punizione collettiva» e a quelle del Papa, che considera irresponsabili tanto Hamas quanto Israele.

Sembra stia cambiando in Occidente il vento che, dal 7 ottobre in poi, ha giustificato ogni rappresaglia israeliana. Gli spauracchi su una presunta recrudescenza dell’antisemitismo e la giustificazione di qualunque massacro in virtù di un presunto “diritto alla difesa” da parte di Tel Aviv sono posizioni che vanno via via restringendosi tanto nella politica, quanto nell’opinione pubblica che continua a mobilitarsi per chiedere il cessate il fuoco.
Solo in Italia negli ultimi giorni ci sono state diverse manifestazioni che hanno chiesto la fine del massacro di civili a Gaza. Tra queste anche la mobilitazione femminista di Non Una di Meno, che a Bologna ha appeso uno striscione su Palazzo D’Accursio.

La presentazione del coordinamento “Bologna per la Palestina”

Proprio a Bologna, questa sera, verrà presentato il coordinamento cittadino “Bologna per la Palestina”. Alle 19.30 al centro sociale Giorgio Costa di via Azzo Gardino interverranno le oltre 30 associazioni e organizzazioni della società civile che hanno già aderito al coordinamento con l’obiettivo di unire le forze per rafforzare il movimento di solidarietà con la Palestina.
«Abbiamo voluto coordinare meglio tutte le iniziative che si svolgono a Bologna dal 7 ottobre – ha spiegato ai nostri microfoni Mario della Campagna Bds di Bologna – ma anche esplicitare parole chiare, ad esempio sul diritto del popolo palestinese di resistere».

Sono tre le principali richieste del coordinamento bolognese. La prima è il cessate il fuoco, seguita subito dallo stop al genocidio del popolo palestinese, ma anche del regime israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid.
Nel merito della situazione a Gaza, si chiede l’ingresso di aiuti umanitari in quantità adeguata alle necessità della popolazione, il rilascio degli ostaggi civili israeliani detenuti a Gaza e la liberazione dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane, ma anche l’opposizione al piano di Israele di sfollare forzatamente i palestinesi. Ci si propone inoltre di esercitare pressioni sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca immediatamente per perseguire i criminali di guerra israeliani.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARIO: