C’è dibattito attorno alla Fiera di Bologna. Il Comune prima salva e poi scarica il Motor Show, che è quasi certo slitti al 2016. I soci privati vorrebbero la quotazione in Borsa e la privatizzazione, ma i sindacati si oppongono e chiedono investimenti. Quale sarà il destino del polo fieristico?
Fiera di Bologna: ancora un semaforo rosso per il Motor Show
Nuovo stop per il Motor Show e spinte per la privatizzazione. Le acque attorno alla Fiera di Bologna, nelle ultime settimane, sono piuttosto agitate. Per il salone motoristico sembra cambiato l’approccio del Comune che, in occasione dello stop del 2013, aveva lottato per tenerlo a Bologna, respingendo l’assalto di Milano. Ora invece è la stessa giunta a porre dubbi sull’iniziativa.
Una vicenda che ha teso i nervi, già evidentemente non rilassati, dei soci privati di Bologna Fiere, che hanno chiesto apertamente la fuoriuscita del pubblico dall’assetto azionario e la quotazione in Borsa della società.
MOTOR SHOW. Sembrano cambiate molte cose da quando il sindaco di Bologna, Virginio Merola, in occasione dello stop del salone motoristico nel 2013 affermava: “Stiamo lavorando per avere il Motor Show a Bologna nel dicembre 2014 e per rilanciare questo salone”.
Una visione ribadita un mese più tardi, quando si seppe che il Motor Show sarebbe tornato: “Premiato il lavoro delle Istituzioni e di Bologna Fiere, è stato un vero lavoro di squadra – disse Merola – Mi pare che l’accordo siglato oggi con GL Events e Fiera rappresenti un ottimo risultato che tutela gli interessi della città. Avevamo detto che Bologna non sarebbe stata a guardare di fronte alla competizione con Milano”.
Qualche giorno fa, invece, il dietrofront per bocca dell’assessore Matteo Lepore: “Dobbiamo dirci la verità, il Motor Show non ha mai portato alla città grandi numeri. Sicuramente molta comunicazione, ma gli alberghi non si sono mai riempiti più di tanto”.
Il ripensamento è certificato anche dalle parole di Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere, che tenta di mettere la questione in positivo, parlando di un’edizione internazionale, con contenuti nuovi che puntino all’innovazione e alla nuova mobilità, ma per l’anno 2016.
LA SPINTA PER LA PRIVATIZZAZIONE. Il Motor Show non è l’unico motivo a creare agitazione in Fiera, anche se è motivo di scorno. I soci privati, infatti, chiedono ormai apertamente che il Comune e i soci pubblici vendano le proprie azioni, in modo da privatizzare la società e quotarla in Borsa.
A dirlo chiaro e tondo è Marco Granelli, presidente (appena riconfermato) di Confartigianato Emilia Romagna, che ha lanciato anche un aut aut al pubblico: “O escono loro o usciamo noi”.
Una sponda alla volontà di privatizzare è arrivata, nei giorni scorsi, anche dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, che proprio all’assemblea di Confartigianato ha ricordato quando spinse per la quotazione in Borsa dell’Aeroporto Marconi. Lasciando apertissimo il campo per la privatizzazione della Fiera, Bonaccini ha anche annunciato quale sarà il tentativo che l’Amministrazione farà: “Proveremo in questa legislatura a realizzare la società unica delle Fiere regionali con un unico Cda e un’unica governance”.
Le spinte per la privatizzazione della Fiera, però, non piacciono affatto ai sindacati. “Quando non si vogliono far scelte si parla d’altro, anche se le scelte sono necessarie, come spesso richiamano tanti esponenti del mondo economico locale”, vanno giù duri Cgil, Cisl e Uil in una nota, ribadita ai nostri microfoni anche da Alessio Festi della Cgil.
Per i sindacati “è necessario che i soci pubblici e privati decidano molto rapidamente il piano d’investimenti per far sì che la Fiera di Bologna possa continuare a svolgere ed espandere la propria funzione per la città e per l’intera Regione”.
Festi contesta anche l’impostazione del dibattito che riguarda in generale le privatizzazioni e sottolinea come in regione siano presenti molte aziende di proprietà pubblica che si dimostrano efficienti e funzionanti, smontando il luogo comune che il privato gestisca meglio.