Questo il tema dell’incontro di apertura di Internazionale a Ferrara, che come da tradizione ha offerto una panoramica sulla situazione dell’Italia vista da corrispondenti ed analisti stranieri.
La sezione del Festival si chiama Visti dagli altri. Gli altri in questo caso erano Rachel Donadio (The New York Times), Michael Braun (Die Tageszeitung), Eric Jozsef (Libération) e lo storico britannico John Foot: insieme a Corrado Formigli di La7 hanno parlato di Italia tra governo dei tecnici e antipolitica. Punto di partenza della discussione: il grado di salute della nostra democrazia, davvero un secondo governo Monti sarebbe il male minore per il nostro paese?
Tutti hanno concordato sul fatto che questo governo abbia contribuito a risollevare l’immagine dell’Italia a livello internazionale, ma anche sul fatto che esso rappresenti un’anomalia, una sospensione della democrazia. Diverse le ragioni che hanno provocato tale anomalia: per Foot non si può prescindere dalla gravità della crisi economica , mentre per Braun e Donadio maggiore peso ha la componente nazionale dato che la nostra classe politica non è ancora stata capace di risolvere i problemi emersi con Tangentopoli e non è in grado di offrire offerte alternative credibili a questo governo di tecnici. A destra, ha affermato il corrispondente tedesco, c’è “gente che non vuole governare e non ne è in grado” ma cerca solo di perpetuare il sistema clientelare ereditato dalla Prima Repubblica, dal canto suo la sinistra ormai da tempo “non è capace di esprimere un leader e – continua Braun – non si fida più di se stessa”. Molto interessante l’ulteriore chiave di lettura offerta da Eric Jozsef: il problema è che in realtà gli strumenti di potere non sono più a livello nazionale e quindi il cambiamento va cercato ed operato nelle istituzioni europee. Secondo l’inviato di Libération la soluzione potrebbe essere “un trasferimento di sovranità”, l’importante è che, a differenza di quanto è accaduto fino ad ora, sia democratico perche altrimenti si rischia di “alimentare i nazionalismi” che si scagliano contro le decisioni che arrivano da Bruxelles.
Un’altra anomalia italiana è stata poi messa in luce a proposito delle elezioni politiche 2013: i maggiori protagonisti del dibattito sono 3 personaggi che con la politica sembrano non voler avere nulla a che vedere, ovvero Monti, Renzi e i Grillini, definiti da Braun i “figli non riconosciuti” del Pd. Insieme a lui anche Jozsef ha esortato a non sottovalutarli. Per i due giornalisti il Movimento 5 stelle è il contenitore di una domanda di rinnovamento che non si può semplicisticamente etichettare come antipolitica ma che ha più voci e che viene da lontano, per esempio dai girotondi di una decina di anni fa. Non è d’accordo John Foot che, pur riconoscendo ai grillini lo status di “primo movimento post-ideologico italiano”, non li crede capaci di governare perché la loro caratteristica principale è “l’essere contro”.
Come era prevedibile, ed è proprio questo il bello, i giornalisti non hanno offerto alla platea una risposta univoca, l’unica cosa certa sembra essere che le elezioni della primavera 2013 rappresenteranno un punto di svolta per capire dove andrà in futuro l’Italia.
Federica Pezzoli