Il processo arriva a un anno esatto dall’arresto di Mladic, e si svolge in parallelo con quello a carico di Radovan Karadzić.

Entrambi sono accusati come esecutore e come mandante del genocidio di Sebrenica, compiuto nel luglio 1995 da soldati e paramilitari della Republika Srpska, una delle tre entità etniche che compongono la Bosnia-Erzegovina, ai danni di 8.372 croato-musulmani. Al processo presenzieranno molti testimoni e sopravvissuti, Mladić che confermando lo stile provocatorio ha dichiarato “Non temo i giornalisti, non temo nessuno di qualsiasi nazione o appartenenza etnica. Ho difeso il mio popolo e il mio Paese, e non Ratko Mladić”.

Prima di oggi, Mladic, che, a differenza dell’ex presidente jugoslavo Milosevic, non ha rinunciato alla difesa, aveva tentato di rimandare l’inizio del processo adducendo motivi di salute e chiedendo la ricusazione del presidente della Corte, il giudice Alphons Orie, sostenendone la parzialità poiché, in altri processi, ha già condannato alcuni collaboratori del loro assistito.

Abbiamo chiesto al giornalista Andrea Rossini, dell’Osservatorio su Balcani e Caucaso, di parlarci del processo, ricordando innanzitutto chi è Ratko Mladic e di cosa è accusato.