Manifestazione regionale, sabato 2 marzo a Ferrara, contro i Cpr. A organizzarla sono le 50 associazioni della società civile ferrarese che si sono mobilitate in questi mesi contro l’ipotesi di apertura di un nuovo Centro per i rimpatri, chiedendo anzi la chiusura di quelli esistenti. Una protesta a cui parteciperanno associazioni e realtà da tutta l’Emilia-Romagna e a cui anche la cittadinanza è chiamata a partecipare.
La città estensa, guidata dal leghista Alan Fabbri, è l’unico capoluogo in Emilia-Romagna ad aver manifestato la disponibilità ad accogliere una struttura di detenzione amministrativa per migranti, ma la società civile la pensa diversamente.

No Cpr, la manifestazione a Ferrara contro i lager per migranti

L’appuntamento della manifestazione è per sabato prossimo alle 15.00 in piazzale Poledrelli, da dove partirà il corteo che arriverà in Piazza Castello per gli interventi conclusivi.
«Le dichiarazioni stampa di Fratelli d’Italia e i paradossali manifesti elettorali, in cui si afferma che il Cpr non verrà realizzato a Ferrara, apparsi in città non fermano la mobilitazione – affermano gli organizzatori – nessuna ufficialità, tanti strumentali (e dubbi) voltafaccia. L’unica certezza è rappresentata dalla nostra ferma volontà di continuare a mobilitarci in qualsiasi Comune, in stretta sinergia con le altre associazioni dell’Emilia-Romagna».
L’appuntamento di Ferrara, infatti, non è il primo che si registra in regione. Diverse sono state le mobilitazioni della rete No Cpr.

Il Governo Meloni, ricordano le associazioni, ha intenzione di aprire almeno un Cpr in ogni regione, dove trattenere i cittadini stranieri senza permesso di soggiorno in attesa del rimpatrio, senza una vera tutela legale e senza cure mediche adeguate. Si tratta, accusano gli organizzatori del corteo, di «non-luoghi in cui si verificano maltrattamenti, abusi, somministrazione forzata di psicofarmaci, violenze che spesso portano ad atti di autolesionismo fino al suicidio, come quello di Sylla Ousmane, rinchiuso nel Cpr di Ponte Galeria a inizio febbraio».
In Emilia-Romagna l’allora Cie di Bologna fu chiuso «dopo una lunga stagione di lotte – ricordano – vogliamo ribadire che nessun arretramento è possibile sul nostro territorio e che quelli esistenti in altre regioni devono essere immediatamente chiusi».

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