Meno trasparenza sull’export di armi, addirittura cancellando la lista delle banche armate. È un grave allarme quello lanciato dalla Rete Italiana Pace e Disarmo su ciò che sta accadendo in Parlamento. Martedì scorso la Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato italiano ha approvato emendamenti che mirano a modificare la legge 185/90 sulle esportazioni di armi. A venir meno, denunciano i pacifisti, sarebbero la trasparenza e il controllo riguardo alle vendite di armi italiane all’estero.
«Il governo ha gettato la maschera – commenta ai nostri microfoni Francesco Vignarca, portavoce della Rete – Se dovessero andare avanti impugneremo il testo perché non rispetta le leggi internazionali che hanno forza maggiore».

L’allarme dei pacifisti: il Parlamento sta riducendo la trasparenza sull’export di armi

Gli emendamenti approvati secondo la Rete Italiana Pace e Disarmo indeboliscono notevolmente il controllo e i criteri di autorizzazione per le esportazioni di armi, ignorando le proposte di miglioramento provenienti dalla società civile e le norme internazionali in materia.
Tra le modifiche approvate, spicca l’eliminazione della lista delle banche coinvolte nel settore delle esportazioni di armamenti. Una mossa che priverebbe i correntisti delle informazioni sul coinvolgimento delle banche nazionali ed estere nel commercio di armi.

Che non sia una svista, ma un vero e proprio blitz della maggioranza di destra a favore delle lobby delle armi è confermato anche dal fatto che la Commissione ha respinto numerosi emendamenti proposti dalle minoranze e alcuni della relatrice del provvedimento, che avevano lo scopo di migliorare i controlli, i meccanismi decisionali e la trasparenza sulle esportazioni di armi.
Particolarmente grave, in tal senso, è la mancanza nel testo in discussione del riferimento ai criteri del Trattato internazionale sul commercio di armi, ratificato dall’Italia nel 2013.

Nello specifico, uno degli emendamenti approvati, presentato dal senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia, introduce una procedura privilegiata per le domande di autorizzazione che riguardano «un trasferimento intracomunitario da effettuare nel quadro di programmi di ricerca e sviluppo finanziati dall’Unione europea» i cui termini di durata del procedimento vengono ridotti della metà. L’emendamento non prevede però alcuna trasparenza in merito a questi programmi e non specifica se e come verranno riportati nella Relazione annuale della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni di materiali militari.

Un secondo emendamento prolunga di un mese, dal 31 marzo al 30 aprile, il termine di consegna al Parlamento della Relazione annuale sull’export di armi e riduce le informazioni obbligatorie che il documento dovrebbe contenere, come le tipologie di armamenti, le quantità e i valori monetari delle esportazioni.
Infine, il terzo emendamento elimina l’obbligo che imponeva nella Relazione annuale «un capitolo sull’attività degli istituti di credito operanti nel territorio italiano concernente le operazioni disciplinate» dalla legge 185/90.

In definitiva, la revisione delle norme vigenti favorirebbe l’industria militare e faciliterebbe le esportazioni di armamenti, contrastando i principi delle norme nazionali ed internazionali. Con buona pace del rispetto dei diritti umani, della vita delle popolazioni e degli sforzi di costruzione della pace, sacrificati sull’altare dei profitti dell’industria bellica. A venir meno sarebbe anche il controllo democratico e la capacità della società civile di monitorare le attività legate alle vendite di armi.
Per queste ragioni, la Rete Pace Disarmo ha annunciato una forte mobilitazione.

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