È una mossa che non è piaciuta ai sindacati quella del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha annunciato l’accordo per la vendita dello stabilimento di Crevalcore di Marelli. Un accordo che scongiurerà il licenziamento di 299 persone grazie all’acquisto alla simbolica cifra di un euro da parte di Tecnomeccanica di Novara.
«Pensiamo sia stata inopportuna la dichiarazione di Urso, visto che lo stesso Ministero ha convocato per oggi un tavolo – sottolinea ai nostri microfoni Simone Selmi, segretario della Fiom di Bologna – In questo modo si svilisce il ruolo del tavolo».

Lo stabilimento Marelli di Crevalcore a Tecnomeccanica

Nonostante il metodo sbagliato, però, la soluzione della vertenza apertasi qualche mese fa, quando Marelli annunciò la chiusura dello stabilimento di Crevalcore, sembra essere la migliore possibile. Il piano presentato da Tecnomeccanica, infatti, è quello che offre migliori garanzie dal punto di vista occupazionale. In particolare, Tecnomeccanica garantirebbe l’assunzione di 152 dipendenti su 299 entro la fine del 2024 e investimenti di 22 milioni di euro per continuare a produrre componenti per auto. Nei prossimi anni, inoltre, si aggiungerebbero nuove produzioni nel settore delle luci e delle batterie elettriche.

L’altra offerta, quella di Niche Fusina, appartenente al gruppo statunitense Data ed operante nella filiera dell’alluminio secondario nei comparti automotive, difesa, aerospazio e civile, avrebbe invece comportato un investimento minore, pari a 15 milioni di euro, e l’assunzione di 130 addetti che successivamente sarebbero andati a calare. La reindustrializzazione totale dello stabilimento, inoltre, si sarebbe conclusa nel 2028.

Nonostante il ministro abbia scavalcato il tavolo, la Fiom fa sapere che comunque vorrà discutere con la nuova proprietà. E gli stessi metalmeccanici della Cgil constatano che la soluzione di Tecnomeccanica è quella più interessante dal punto di vista occupazionale.
«Noi abbiamo l’esigenza di cominciare a parlare con chi dovrà subentrare – osserva Selmi – Abbiamo bisogno di iniziare un confronto anche dal punto di vista sindacale».

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