Il collettivo di scrittori Wu Ming non accetta che il disastro in Emilia-Romagna venga narrato come maltempo. E anche attribuire la colpa ai cambiamenti climatici può risultare un diversivo. Gli scrittori, invece, inchiodano la politica alle proprie responsabilità per una gestione del territorio definita «idiota e predatoria», fatta di consumo di suolo e impermeabilizzazione del terreno. Al punto che ciò che è accaduto viene definito «malterritorio».
Il disastro in Emilia-Romagna frutto di cementificazione, non di maltempo: Wu Ming accusa il «malterritorio»
È su Giap, il blog del collettivo, che Wu Ming prende posizione attraverso un’analisi di quanto accaduto, ma soprattutto di come è stato possibile. Ad esempio viene ricordato che l’Emilia-Romagna è risultata la prima regione per consumo di suolo nelle aree alluvionali.
Dunque arriva alla conclusione che «Il motivo per cui la pioggia sta avendo conseguenze dannose e a volte letali è presto detto: cade su un suolo asfaltato, cementificato, impermeabilizzato, che non può assorbirne una sola goccia, dunque quest’acqua non solo non rigenera la vita, non solo non ricarica le falde, ma si accumula in superficie e corre via, a grande velocità, travolgendo quel che trova. Spesso esonda da corsi d’acqua i cui argini – e spesso anche i letti – sono stati cementificati, e le cui aste sono state “rettificate”. Corsi d’acqua intorno ai quali, dissennatamente, si è costruito e ancora costruito».
L’accusa è rivolta direttamente agli amministratori locali, in particolare al Partito Democratico, che per gli scrittori ha una vera e propria “love story” con il cemento. Per contro, la narrazione che viene fatta viene descritta come greenwashing o “schleinwashing“. «Non sono volti nuovi – sottolinea ai nostri microfoni Wu Ming 1 – Lepore non è nuovo, Schlein non è nuova. Li abbiamo già visti all’opera e sappiamo di che pasta sono fatti. La classe dirigente emiliano-romagnola è selezionata con dei meccanismi ben precisi allo scopo di difendere l’economia reale del territorio, che è assolutamente insostenibile perché fatta di cemento e asfalto, automobili, plastica, allevamenti intensivi, turismo intensivo e altre cose che andrebbero radicalmente ripensate e riconvertite».
Ma Wu Ming mette in guardia anche dall’uso che viene fatto in chiave fatalista dei cambiamenti climatici. Se il clima è cambiato, come testimonia la lunga siccità che abbiamo vissuto nei mesi scorsi, interrotta dalle piogge copiose, la gestione della nuova situazione in chiave emergenziale è funzionale alla rimozione dal discorso pubblico delle cause antropiche che amplificano i danni.
«L’uso che viene fatto del cambiamento climatico è un uso deresponsabilizzante – sottolinea Wu Ming 1 – È vero che le precipitazioni hanno cambiato di frequenza e intensità, però è anche vero che queste precipitazioni non farebbero questi sconquassi in poche ore se il territorio non fosse stato devastato e quelle son scelte politiche, non è colpa del clima».
A proposito dell’emergenza, Wu Ming si scaglia anche con i provvedimenti che scaricano sui cittadini il peso della situazione, come l’invito-ordine di stare a casa o la chiusura delle scuole. La gestione in emergenza, però, è una sorta di circolo vizioso. «L’Emergenza – si è ben visto negli anni del Covid – serve a non affrontare le cause dei problemi né ora, perché gli eventi incalzano, né in seguito, perché a pericolo non più immediato si passerà ad altro… fino al prossimo disastro», si legge su Giap.
Sempre ai nostri microfoni Wu Ming 1 sostiene che l’emergenza è ormai un modus operandi per mostrare di fare qualcosa, anche se non serve a nulla per affrontare le cause e risolvere il problema. L’automatismo, in particolare, sembra essere la chiusura di scuole, musei, biblioteche e centri sportivi qualunque sia l’emergenza, mentre gli autobus nel centro cittadino bolognese hanno continuato a girare senza particolari problemi.
ASCOLTA L’INTERVISTA A WU MING 1: