Sono bastati tre giorni di pioggia, seguiti a lunghi mesi di siccità, a produrre nuove vittime in Emilia-Romagna. Le precipitazioni hanno avuto un carattere che una volta si sarebbe considerato anomalo, con una quantità di acqua caduta in un paio di giorni che solitamente cade in tre o quattro mesi. Ma la frequenza crescente dei fenomeni estremi è l’ennesima certificazione dei cambiamenti climatici in corso ed è necessario ripensare in termini globali tutto l’assetto del nostro territorio, in particolare il reticolo idrografico.
L’Emilia-Romagna alla prova dei cambiamenti climatici: «Ripensare il reticolo idrografico»
A spiegare la situazione ai nostri microfoni è il meteorologo Federico Grazzini. «In Romagna, a Casola Valsenio, sono caduti 260 millimetri di acqua in 36 ore, che è l’equivalente di circa tre o quattro mesi di pioggia – osserva l’esperto – Sulle colline bolognesi sono caduti circa 170 millimetri in una trentina di ore ed è un dato assolutamente eccezionale. È evidente che i corsi d’acqua non riescono a smaltire tutta questa quantità».
Grazzini racconta che, nelle prime fasi delle precipitazioni, il terreno ha assorbito molta acqua anche a causa della siccità che colpisce i nostri territori da molti mesi, ma la persistenza delle pricipitazioni ha prodotto una saturazione e fiumi e torrenti in molti casi non hanno retto.
Specifica, poi, è la situazione di via Saffi a Bologna, dove il torrente Ravone, tombato negli anni Sessanta del secolo scorso, ha sfondato addirittura il tetto uscendo in un negozio.
La pianura bolognese, invece, è rimasta relativamente asciutta grazie al sistema di pompe ed altri strumenti messi in campo fin dai tempi della bonifica delle paludi.
In ogni caso, le alluvioni nei nostri territori sono sempre più frequenti. Appena prima dello scoppio della pandemia il Reno aveva esondato a Castel Maggiore e alluvionato Argelato, mentre a distanza di pochi mesi era toccato a Budrio, con l’esondazione dell’Idice.
«Al di là della manutenzione puntuale – osserva Grazzini – andrebbe ripensato in senso globale il reticolo idrografico. Le bonifiche erano state dimensionate per un altro tipo di clima. Adesso il clima è cambiato, quindi è evidente che va ridimensionato un po’ tutto».
In altre parole, nel territorio dell’Emilia-Romagna occorre affrontare la sfida dell’acqua, che da un lato riguarda lunghi periodi siccitori e dall’altro la sicurezza idraulica del territorio nei casi, sempre più frequenti, di precipitazioni anomale.
ASCOLTA L’INTERVISTA A FEDERICO GRAZZINI: