Si è svolta domenica pomeriggio la camminata da Monte Sole al cimitero di Casaglia dove riposa Don Dossetti per dire un fortissimo NO! alla guerra in Ucraina assolutamente disarmato.

Erano in 1500 le persone che hanno partecipato alla Marcia della Pace promossa da Monte Sole, luogo della memoria dell’eccidio di Marzabotto, che ha raggiunto la tomba di Don Dossetti, profeta di pace e non violenza, per porre un fiore in segno di pace. Una iniziativa nata in parallelo con le manifestazioni programmate in altre località simbolo del martirio e della resistenza come Sant’Anna di Stazzema, a Casa Cervi, a Fossoli e alla Risiera di San Sabba.

Erano presenti molte espressioni del mondo cattolico, tante associazioni ed Ong, comuni cittadini con famiglie e bambini: tutti insieme a dire Stop the War! in difesa del popolo ucraino vittima dell’aggressione di Putin.

Arrivati alla meta hanno preso la parola diversi oratori, tra cui la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi che ha sottolineato la generosità di molti suoi concittadini pronti ad aprire le porte di casa ai profughi e che ha anche ricordato che tutti i profughi di guerra sono uguali, quelli che arrivano con i treni da Leopoli, ma pure quelli che navigano nel Mar Mediterraneo.

Il rappresentante della Comunità di Sant Egidio ha spronato a non sentirsi inutili in questa tragedia, ma invece ha rivendicato la necessità di essere ancora più radicali nell’essere pacifisti, sempre più convinti che la guerra non si sconfigge mandando nuovi armamenti sui luoghi della battaglie ed aggiungendo così armi ad armi , morte a morte. Raccogliendo l’invito di Riccardi, fondatore dell’associazione, ha proposto di proclamare Kiev città aperta per il suo valore storico e culturale di ponte tra mille culture.

Anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha espresso grande solidarietà di Bologna per le vittime dell’aggressione, una città impegnata nell’accoglienza di chi fugge dalle bombe.

Il rappresentante dell’ANPI Federico Chiaricati  ha ricordato come nella lotta partigiana lottassero fianco a fianco russi, ucraini, kazaki, azeri, in una stessa battaglia di liberazione.

Spiccava tra le autorità Ferruccio Laffi, che aveva 16 anni quando nel ’44 tornando a casa trovò 14 dei suoi familiari uccisi dai nazisti. Rivedendo quelle atrocità settantasei anni dopo quel ragazzo di allora non poteva trattenere la commozione.

Ascolta un frammento dell’intervento della sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi https://archive.org/details/sindaco-marzabotto-cuppi