Giovedì 30 giugno è andata in scena al Teatro Comunale l’ultima replica
di quello che è stato definito “Otello sospeso” per la regia firmata da Gabriele Lavia e la direzione musicale del maestro Asher Fisch.
L’aggettivo “sospeso” ben sintetizza almeno un paio di aspetti che caratterizzano questo allestimento. Il primo senz’altro legato alle peripezie a cui la produzione artistica ha dovuto fare fronte per la pandemia (l’opera sarebbe dovuta andare in scena nel 2020); il secondo, più poetico, connesso ad un elemento scenico decisamente evocativo: un velo.
Quest’ultimo accompagna lo spettatore ricordando ora la nave di Otello nella burrasca, per poi mutare e condurre nelle stanze dove ha luogo l’intimità del Moro con Desdemona; infine, in modo più astratto, alludendo al montare di passioni incontenibili e incombenti che portano inesorabilmente al parossismo. Si può parlare di un coprotagonista mansueto, che non manca però di marcare elegantemente la propria presenza donando alle scene una sempre nuova temperatura cromatica piacevole all’occhio.
Affidato agli allievi della Scuola di Teatro di Bologna A. Galante Garrone il compito di comporre nelle scene iniziali degli interessanti tableaux vivants.
IL CAST di “OTELLO”
Per quanto riguarda la parte musicale ha calcato la scena un imponente Roberto Aronica che ha restituito un Otello teso, mosso da movenze nervose e animato da una voce a tratti epica, ma non soverchiante. Al suo fianco Angelo Veccia propone uno Jago che ben rispetta i dettami scenici e musicali del villain subdolo; regista di macchinazioni alle quali assiste divertito dalle poltroncine che Lavia pone a fianco del proscenio. Si aggiunge Federica Vitali nelle vesti di Desdemona alla quale conferisce un carattere maturo e una rosa di sfumature vocali che ben tratteggiano la sensibilità del personaggio in balìa di un fato crudele. Bene i comprimari Luca Gallo, Marco Miglietta, Pietro Picone, Luciano Leoni e Marina Ogii (Emilia, la devota serva di Desdemona).
L’orchestra del TCBO, affidata al maestro Asher Fisch, suona la partitura verdiana con reverenza. In un’opera epica come Otello si sarebbe forse potuto “giocare” di più, visto che la musica di Verdi fornisce comunque un solido sostegno di base.
In generale l’opera scorre senza appesantire, si esce inebriati da un’esperienza che è capace dopo quasi duecento anni di veicolare passioni che scuotono universi di senso difficili da descrivere. E proprio per questo ci si augura che i quattro anni necessari alla ristrutturazione della Sala Bibiena passino velocemente, in modo da poter presto fruire l’opera al Teatro Comunale.
photo credits: ANDREA RANZI