Se a prima vista il dato che riguarda l’incremento dell’occupazione femminile solleva, a ben guardare i dati dell’Osservatorio sull’economia e il lavoro nella città metropolitana di Bologna curato da Ires e presentato stamane alla Cgil si perde un po’ di positività: i settori in crescita sono i più precari e i meno contrattualizzati. Le diseguaglianze si intersecano: le donne, i giovani e coloro che abitano i territori più marginalizzati registrano salari più bassi.
Il lavoro a Bologna: piena occupazione ma bassi salari
L’occupazione femminile nel territorio bolognese cresce, soprattutto per la ripresa dei settori ad impiego maggiormente femminile quali, per esempio, la ristorazione. Il settore del commercio decresce di poco, mentre il manifatturiero rimane stabile.
«Il settore manifatturiero è anche tra quelli meglio tutelati e più “forti” grazie ai contratti collettivi nazionali, a differenza dei settori quali ristorazione, alberghi e settore degli alloggi dove troviamo salari più bassi e un lavoro più povero e frammentato» afferma Gianluca De Angelis, ricercatore Ires Emilia-Romagna. La crescita di questi settori si accompagna ad un aumento del lavoro femminile che conduce ad esacerbare la segregazione di genere del mercato del lavoro.
«Abbiamo visto che nel 2023 cresce la segregazione tra maschi e femmine nei diversi settori lavorativi. Cresce anche l’occupazione più anziana, crescono del 10% gli occupati over 54: una delle domande che ci siamo posti è se l’invecchiamento della popolazione incide sull’invecchiamento della forza lavoro. La risposta è ovviamente affermativa, ma non dipende solo da una questione anagrafica: tra i disoccupati quelli più giovani faticano di più a trovare lavoro rispetto ai più anziani» continua De Angelis.
C’è poi la questione dell’inflazione, che continua ad aumentare e che acuisce le disuguaglianze che sono legate al genere, alla struttura del settore e ai territori. Le retribuzioni infatti, variano negativamente rispetto all’anno precedente e la concentrazione di salari sotto i 15mila euro sfiora il 30% nel bolognese – un po’ in diminuzione rispetto all’anno precedente – per crescere e arrivare a concentrazioni molto elevate, fino al 33%, nei quartieri dell’Appennino e del nord della pianura. In questi posti aumenta anche la percentuale di giovani, dato che si intreccia con quelli già visti sulla difficoltà dei giovani di trovare lavoro.
ASCOLTA L’INTERVISTA A GIANLUCA DE ANGELIS:
Michele Bulgarelli, segretario generale Cgil Bologna, commenta i dati Ires da un punto di vista politico: «se l’occupazione femminile cresce, lo fa perché aumenta in quei settori in cui la ricchezza non viene redistribuita» e continua affermando che «i settori del turismo e della ristorazione mostrano che il salario medio annuo è decisamente basso, noi dobbiamo fare di tutto per alzare i salari con tutti gli strumenti a nostra disposizione. In un contesto del genere dove le dimissioni sono sempre molto alte e sempre per motivi salariali, alla Cgil è chiesto di aumentare i salari e l’indisponibilità delle parti con la quale dialoghiamo non è una risposta».
«La città è dinamica e occupata ma il gender pay gap non diminuisce. Non solo: i settori meno sindacalizzati e più scarsamente contrattualizzati sono i meno tutelati sia da un punto di vista salariale che di occupazione e intersecano disuguaglianze varie quali quella di genere, territoriale e di età» conclude Bulgarelli.
ASCOLTA L’INTERVISTA A MICHELE BULGARELLI: