Sono giorni caldi per la scienza del clima e la politica. Solamente due giorni fa è stato pubblicato il 6° rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC – il principale organo scientifico delle Nazioni Unite – e il messaggio è stato tanto chiaro quanto ripetitivo: siamo ancora in tempo per evitare l’irrimediabile e garantirci un futuro vivibile, ma gli sforzi prodotti fino ad ora non bastano.

La Giornata Mondiale dell’acqua, all’ONU la conferenza sulla crisi idrica

Oggi, invece, è il turno della Conferenza Mondiale sull’Acqua: una tre giorni – dal 22 al 24 marzo – di panel e sessioni negoziali a cui parteciperanno i vertici mondiali nel Quartier Generale delle Nazioni Unite, a New York, che ambisce a rappresentare un momento di svolta per l’incremento dell’attenzione politica e sociale verso le problematiche legate alle risorse idriche, nonchè alla loro gestione intelligente come fattore fondamentale di sviluppo sostenibile, prevenzione sanitaria e cura della salute ambientale. A guidare la delegazione italiana alla Conferenza sarà il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin – che interverrà intorno alle ore 20 italiane – affiancato dai rappresentati tecnici dei ministeri competenti in materia (Salute, Affari Esteri, Politiche Agricole) e delle principali Istituzioni scientifiche che si occupano di acqua in funzione del loro mandato (ISPRA, ISS, AICS).

Non è un caso che proprio oggi sia stato scelto come data d’inizio del meeting. Dal 1992, infatti, il 22 marzo è la Giornata Mondiale dell’Acqua: una ricorrenza annuale in cui gli organi di stampa rilanciano sterilmente l’allarme siccità unitamente ad azioni utili a ridurre i consumi idrici, mentre le istitutizioni rinnovano e concordano i propri impegni in materia di contrasto alla crisi, come in occasione della Conferenza in corso a New York e come anche previsto dall’obiettivo n°6 dell’Agenda 2030 dell’ONU, che si prepone di migliorare qualità, quantità e gestione delle risorse idriche.

La crisi idrica tra dati attuali e prospettive future

Per comprendere meglio quanto la questione idrica sia grave – e quanto siano poco opportuni i richiami ai decaloghi delle buone azioni per i comuni cittadini – è utile raccogliere qualche dato. Nell’ultimo trentennio, quello registrato in Italia a livello di disponibilità delle risorse idriche è stato decisamente un trend in calo. Dal 1991 al 2020, essa è diminuita del 20% rispetto al valore di riferimento storico registrato nel trentennio 1921–1950. E le stime sul lungo periodo (1951–2021) non sono da meno, evidenziando una riduzione significativa del 16% in meno rispetto al valore annuo medio dello stesso trentennio. Sono le stime del BIGBANG, il modello idrologico realizzato dall’ISPRA che ha analizzato la situazione idrologica italiana dal 1951 al 2021, fornendo un quadro quantitativo e qualitativo delle acque del Paese.

Le cause di questa riduzione quantificata da ISPRA sono tutto fuorchè una sorpresa: la diminuzione delle piogge – in termini di frequenza, perchè l’intensità degli eventi estremi, invece, è in crescita annuale e costante – e l’incremento delle temperature, con valori medi che ogni anno raggiungono nuovi record e ondate di calore estive che diventano sempre più frequenti e intense. Con scarse precipitazioni e temperature alte – senza dimenticare prelievi idrici forzosi e sregolati – aumentano l’evaporazione degli specchi d’acqua, la traspirazione della vegetazione e la percentuale di territorio soggetta a condizioni di siccità estrema.

Le conseguenze – già visibili agli occhi più attenti – sono devastanti per tutti i settori. Nel caso di quello agricolo, si parla di perdite economiche molto importanti, come per la produzione di riso, la cui pianta di molta acqua: secondo le stime di Coldiretti, nel 2022 la sua produzione sul suolo italiana è calata del 30 per cento, mentre nel 2023 saranno coltivati quasi 8mila ettari in meno sui 211 mila ettari totali. Una situazione che già spinge gli agricoltori a cambiare i modelli di produzione, sostituendo il riso con altre colture meno idrovore, come l’orzo. E’ il caso della famiglia Carenzio in provincia di Pavia.

Questo è il presente, ma le proiezioni climatiche per il futuro non offrono scenari migliori: IPCC, ISPRA e decine di enti scientifici mondiali ricordano che tale condizione non potrà mutare se non saranno messe in campo azioni efficaci, sia sul versante delle emissioni dei gas a effetto serra, sia su quello di una gestione delle risorse idriche più attenta ed efficiente.

Andrea Mancuso