Troppe assemblee sindacali? È perché “Merola si è inimicato tutti i comparti del lavoro pubblico”. Il consigliere comunale Mirco Pieralisi contesta il limite imposto dal sindaco alle assemblee sindacali, definendolo “un atto autocratico che vuole mettere gli utenti contro i lavoratori” e critica anche il placet dei confederali: “In futuro potrebbe toccare anche a loro”.

Il Comune decide di modificare le regole con cui i sindacati possono indire assemblee. L’atto cancella un accordo del 1999, ai tempi di Giorgio Guazzaloca, che consentiva a tutte le sigle di chiedere la convocazione. Nell’atto si prevede che, per indire un’assemblea retribuita, ci vorrà il consenso della maggioranza degli eletti nelle rappresentanze sindacali oppure la richiesta di un sindacato che firma il contratto nazionale degli enti pubblici: Cgil, Cisl e Uil.

Il sindaco Virginio Merola lo ha giustificato come un rimedio a un abuso: “non possiamo più assistere a un uso così disinvolto del diritto di assemblea; è un danno per i cittadini e per la credibilità dei sindacati stessi”. A supporto della sua posizione, Merola sottolinea che lo scorso anno sono state indette 158 assemblee, quasi una ogni due giorni. Il sindaco e la Giunta insistono sul fatto che ci sono troppe interruzioni di servizio pubblico ma che ciò non vuol dire negare il diritto di assemblea.
Intanto ieri l’Autorità nazionale di garanzia per gli scioperi ha chiesto “informazioni urgenti” a Palazzo d’Accursio per poter indagare sul caso.

Molte le contestazioni a questo provvedimento, che è stato annunciato proprio dopo la protesta delle insegnanti di lunedì scorso, con le lavoratrici e i lavoratori “murati” da uno sbarramento di polizia.
L’Adi, sindacato di docenti e dirigenti scolastici italiani, sta preparando una denuncia per condotta antisindacale. Alessandra Cenerini, presidente nazionale dell’associazione, dichiara di non aver assolutamente abusato del diritto d’assemblea e che, nella preoccupazione, riterrebbe più giusto ridurre il numero di ore e non le entità che possono farle.

Il consigliere comunale Mirco Pieralisi (Si-Sel) scaglia un forte attacco, etichettando la decisione del Comune come “un atto autocratico” che definisce il campo di chi ha diritto e chi non lo ha, circondato inoltre dal silenzio assordante dei sindacati confederali che non ne sono stati colpiti. “Dopo 16 anni di prassi consolidata che garantiva il pluralismo, oggi vediamo l’esclusione dal diritto di assemblea per più di un terzo dei lavoratori, tanti sono i rappresentati da sindacati non firmatari del contratto e non confederali”, riferisce ai nostri microfoni Pieralisi.

Il consigliere afferma che questo approccio dell’amministrazione mette il cittadino-utente contro il cittadino-lavoratore, facendo passare quest’ultimo come uno che approfitta di tutto per non lavorare e l’utente come chi viene danneggiato. “L’amministrazione dovrebbe chiedersi il perché di tante assemblee, visto che è riuscito a inimicarsi quelli che dovrebbero essere la sua principale risorsa – conclude- Il Sindaco mette tutto in un calderone senza tener conto che le assemblee sindacali sono quasi sempre divise per categorie e per turni di lavoro, sono programmate con largo anticipo e che esiste un tetto orario annuale per ogni lavoratore”.

Claudia Serra