Sembra un aneddoto di cattivo gusto, invece è tutto vero: giovedì scorso un operaio di Covisian, azienda che gestisce il call center di Hera tramite appalto, è stato licenziato per aver bestemmiato in ufficio. L’appiglio penale è fornito da una norma risalente a non più tardi del 1930, antecedente alla Costituzione che definisce l’Italia come stato laico. Un licenziamento che fa il paio con quello accaduto appena due mesi fa, quando una lavoratrice aveva insultato una cliente pensando di non essere ascoltata. Slc-Cgil,Fistel-Cisl e Uilcom-Uil di Bologna hanno indetto uno sciopero e un presidio per le giornate di ieri e di oggi.

Licenziato dal call center che lavora per Hera, gli effetti dell’abolizione dell’articolo 18

Un provvedimento, quello avvenuto ai danni dell’operaio cinquantacinquenne, nel quale sembra esserci lo zampino della stessa committente Hera, come ha spiegato ai nostri microfoni Gianluca Barletta, delegato di Slc-Cgil: «C’è sicuramente l’intervento di Hera, poiché nella contestazione disciplinare c’è scritto che era presente la responsabile referente, che ha chiesto un immediato confronto e si è detta molto turbata dell’accaduto. È pacifico, secondo proprio Covisian, che Hera abbia chiesto un intervento».

La risposta sindacale non si è fatta attendere. Ieri si è svolto uno sciopero di 8 ore con un presidio. Mobilitazione che viene replicata oggi. Una protesta contro un provvedimento eccessivo, che approfitta tuttavia di una normativa favorevole.
«Il vero tema – continua Barletta – è l’abolizione dell’articolo 18, perché tutti e due i lavoratori licenziati non sono protetti dall’ex normativa e il giudice non può reintegrarli nemmeno se desse loro ragione. Queste cose accadono perché qualcuno ha deciso di abolire l’articolo 18, declassando il lavoro da diritto a semplice merce di scambio, in quanto esiste una normativa che permette un mero indennizzo al posto del reintegro».

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