A Ravenna, in occasione della mostra “Tra Sogno e Realtà”, abbiamo avuto l’occasione di incontrare Altin Furxhi, artista italo-albanese che si sta facendo notare per il tocco particolare dei suoi dipinti, tra impressionismo e astrattismo. Gli abbiamo posto alcune domande per entrare meglio nel suo mondo artistico.

Come definiresti la tua pittura?

La mia è una pittura impressionistica, a tratti astratta, che prende spunto da soggetti realistici, soprattutto paesaggi; su questa che è la “base” del dipinto viene poi fatta un’interpretazione, un’interpretazione su questo oggetto che rimane realistico ma viene nutrito, vestito, a volte anche mutato da quella che è l’interpretazione dello spettatore. Nelle mie opere sono infatti presenti tratti pittorici che inducono la persona che guarda a immaginare ciò che vuole. E’ un dipinto aperto, che lascia la persona libera di immaginare e creare lei stessa guardando il dipinto.

Questa tua poetica pittorica è sicuramente frutto di un percorso…

Sì, è la derivazione di tanto lavoro che ho fatto studiando all’Accademia di Belle Arti, cimentandomi in numerose esperienze realistiche. Non si tratta di distorsione della realtà: lo “spazio aperto” che lascio allo spettatore è uno spazio destinato alla sua libertà di interpretare e – oserei dire – integrare il dipinto.

Che materiali usi?

Colori acrilici, tempera e olio. Si tratta di una modalità pratica, perché comporta tempi di asciugatura ridotti, ed è quindi conciliabile con la vita e la velocità di oggi. Oltre ad essere una pittura che si sposa molto bene con l’impressionismo.

Mi dicevi che hai una certa attività di vendita on-line. Vuoi dirci qualcosa?

Il tempo delle Gallerie d’Arte come tradizionalmente le intendiamo è finito. Adesso i curatori delle mostre sono molti restii ad investire su opere di autori emergenti: preferiscono riciclare opere precedenti, di autori di fama ormai consolidata. Ecco quindi che, con lo store on-line, sopperisco a questa situazione di continuo stallo, e riesco a vendere senza troppe difficoltà, anche perché non debbo sostenere i costi dell’esposizione in galleria.

Tra sogno e realtà, l’inconscio si esprime e parla all’inconscio di chi guarda

Il tuo percorso è già parecchio nutrito, hai avuto anche dei riconoscimenti di prestigio.

Nel mio percorso artistico sono state molto importanti alcune fiere, che tra il 2011 e il 2012 promossero i miei dipinti. Mi riferisco ad Affordable Art Fair Internazionale di Milano, cui seguì Arter Padova e infine Arte Genova.

E per quanto riguarda i riconoscimenti,  una bella medaglia è stata per me il distintivo di riconoscimento che mi tributò Rebecca Williams, curatrice della grande galleria “Saatchi Wilson”. Nell’estate del 2018 Rebecca selezionò artisti per il suo “Italian Summer” e appunto mi onorò della sua stima e dell’importante riconoscimento. Il distintivo è visibile sul mio sito, nella sezione dedicata a Saatchiart, e ne sono particolarmente fiero.

Tra i tuoi estimatori puoi annoverare Vittorio Sgarbi, che ti ha incluso in una mostra da lui organizzata.

Vittorio Sgarbi ha organizzato una mostra in piena pandemia, nel 2021, al Museo d’Arte Moderna a Cortina d’Ampezzo. Ha selezionato opere che lui riteneva di un certo valore, esponendole insieme a pittori affermatissimi del ‘900. Questa commistione, che consisteva nel vedere affiancate opere di autori distanti nel tempo e nello stile, creò un fascino particolare. Tengo a dire che comunque ci fu un’accurata selezione, che affrancava con un distintivo le opere e gli autori selezionati. Insomma non si trattava di materiale amatoriale.

Tornando ai tuoi quadri, che importanza ha l’occhio di chi guarda?

Moltissima, infatti lo spazio aperto di cui parlavo prima deve essere riempito dal “subcosciente” del fruitore. Faccio un parallelo con la nostra quotidianità: anche quando diamo informazioni forniamo anche metacognizioni, informazioni nascoste derivate dall’esperienza, e trasmettiamo agli altri qualcosa di ciò che siamo veramente. Sono informazioni che vanno al di là di quello che stiamo dicendo. E anche nella pittura c’è qualcosa che non è intenzionale, che diventa un’informazione astratta e totalmente vera. Che va ad incontrare il sub-cosciente di chi guarda, e può far emergere mondi latenti, il più delle volte sconosciuti alla stessa persona. E che senza l’arte potrebbero rimanere inesplorati per sempre.