Mercoledì 27, alle 17:30, presso la libreria .Input, in via Mascarella 104/A, a Bologna, ci sarà un incontro di presentazione dei «Quaderni del territorio». Dalla città fabbrica alla città digitale. Saggi e ricerche (1976-1981). All’evento parteciperanno il curatore Alberto Magnaghi, Claudio Greppi e Sergio Bologna, autori che hanno contribuito in maniera non indifferente.

I Quaderni del territorio: il racconto dal fordismo alla globalizzazione

Ciò che in effetti è rimasto di queste ricerche portate avanti da collettivi di docenti e lavoratori in determinate facoltà, – poi restituite in forma sintetica nei Quaderni del territorio –, è una vera e propria eredità culturale. «Ne continuiamo a parlare perché DeriveApprodi sta facendo questa utile riedizione di tutte le pubblicazioni collettive degli anni ‘70, perché questi approfondimenti scientifici sulle trasformazioni di allora hanno delle influenze anche attuali» spiega il curatore del libro Alberto Magnaghi. Il rapporto è quello di ricerca-azione nei confronti delle lotte nella fabbrica, nel territorio e soprattutto nelle università con la presenza attiva degli studenti.

«È una delle molte riviste nate negli anni ‘70 sull’onda del ‘68, anni caldi delle lotte operaie e studentesche. È multidisciplinare, e però si occupa nello specifico degli effetti delle lotte operaie sull’organizzazione territoriale. Il territorio è un luogo sempre più importante sia nella gestione dell’organizzazione capitalistica della società, sia delle lotte operaie che dalla fabbrica vanno ad arricchirsi di tematiche relative alla qualità della vita nelle città, nelle campagne. E quindi la rivista affronta i problemi delle trasformazioni che in quegli anni avvengono», continua Magnaghi.

La cultura operaista mette in primo piano il rapporto tra capitale e lavoro, come molla della trasformazione. Come elemento fondamentale della gestione della società. Le direzioni delle trasformazioni riguardano «il decentramento produttivo regionale verso la città diffusa, la fabbrica diffusa, i distretti industriali, e la scomposizione del ciclo della grande fabbrica a livello regionale ma anche a livello mondiale. I quaderni hanno sezioni di studio molto importanti, riguardanti anche le trasformazioni che portano i cicli di produzione dal cuore dell’Europa all’espansione mondiale e alla globalizzazione», ci informa il curatore.

Ad esempio, «Nel numero 4-5 della rivista, ci sono i risultati di un grande convegno fatto a dicembre del ‘77 al Politecnico di Milano, dove si esaminano tutte le trasformazioni della composizione sociale che portano dall’operaio del fordismo, dall’operaio-massa della grande fabbrica, a una scomposizione sociale di lavoro sostanzialmente precario nel territorio con la fabbrica diffusa». L’eredità di questo convegno si manifesta nella riarticolazione di molte figure di lavoro che riguardano il proletariato giovanile. Si passa «da una dipendenza totale di lavoro salariato a forme di lavoro autonomo», ribadisce Magnaghi. Sono anni in cui comincia a svilupparsi il movimento femminista. Sono gli anni dei centri sociali, che oltre ad occuparsi di politica si dedicano ad artigianato, musica e produzione culturale. A Milano se ne contavano 200. «Si costruisce, in quegli anni, un mondo di autonomie e di riflessi della cultura del ‘68 che con gli anni successivi delle chiusure degli Anni di Piombo vengono molto dispersi. La rivista testimonia questo processo di trasformazione».

Il conflitto sociale diventa la molla della trasformazione e della ristrutturazione capitalistica. In questo modo il sistema produttivo mondiale va verso la megacity, l’urbanizzazione, la globalizzazione economica e finanziaria. «La trasformazione del ruolo del territorio, che acquista una funzione sempre più importante nella costruzione dei sistemi sociali di impresa, ma anche nella composizione sociale e negli obiettivi di lotta sulla qualità dell’ambiente, della vita, dell’agricoltura, ha anticipato parecchi temi che oggi continuiamo a sviluppare con la società dei territorialisti con tante associazioni che partono dallo sviluppo locale dai temi del territorio per impostare nuove battaglie di trasformazione della società» conclude Alberto Magnaghi.

Maria Luisa Pasqualicchio

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