Pochi giorni fa si è svolta a Roma la conferenza “The path: la sfida delle migrazioni” per affrontare il tema dei migranti ambientali e delle nuove sfide climatiche all’indomani della Cop22. Per approfondire il tema delle migrazioni ambientali e comprendere le richieste di Legmabiente abbiamo sentito Vittorio Cogliati Dezza, responsabile nazionale di Legambiente per l’Interdipendenza.
“Urge una revisione della Convenzione di Ginevra perché vengano riconosciuti diritti ai profughi economici ed ambientali e l’introduzione del diritto d’asilo unico per tutta l’Unione Europea”. Questa la richiesta portata avanti da Legambiente, che pochi giorni fa ha organizzato una conferenza proprio sul tema dei migranti ambientali. “Le migrazioni ambientali -spiega Vittorio Cogliati Dezza, responsabile nazionale di Legambiente per l’Interdipendenza – sono di due tipi. Ci sono quelle che derivano da fenomeni violenti e improvvisi come possono essere uragani, alluvioni o terremoti, e poi ci sono quelle che potremmo definire a lenta trasformazione. Fenomeni come desertificazione, siccità o innalzamento del livello del mare, che lentamente rendono invivibile un territorio”.
“Questo sarà il secolo dei profughi ambientali” titolava Internazionale 2 mesi fa, e sono in molti a sostenere che il fenomeno sia in continua crescita. Tuttavia non è facile comprenderne l’entità perché, spiega Cogliati Dezza, “A oggi questo fenomeno non ha un suo riconoscimento formale nel mondo della legislazione internazionale. Il che significa anche che a chi si dichiara profugo ambientale non viene riconosciuto il diritto d’asilo”. Ma al di là delle definizioni internazionali, secondo il responsabile di Legambiente è molto difficile distinguere tra chi fugge dalla guerra, chi dalla fame e chi dalla siccità o dalla desertificazione. “La stessa guerra in Siria – sottolinea Cogliati Dezza – è stata preceduta da quattro anni di violenta siccità, e in generale c’è un intreccio perverso di cause che richiederebbe una modifica del diritto di asilo”.
L’obiettivo più importante ribadito dall’associazione ambientalista è la ridefinizione della figura del rifugiato all’interno della convenzione di Ginevra, che “ormai è anacronistica, perché risale al 1951”. Ma non è l’unica proposta avanzata nel corso della conferenza. “Per fare dei passi avanti concreti – sottolinea il portavoce di Legambiente – proponiamo due cose: che in Europa ci sia un diritto d’asilo europeo non più affidato a legislazioni nazionali e che nel frattempo a livello nazionale, come è già successo in Svezia e in Finlandia, anche in Italia venga riconosciuto il diritto d’asilo ai profughi ambientali ed economici”.
Anna Uras