A dispetto di dichiarazioni e annunci, in Emilia-Romagna l’economia fossile è piuttosto florida. Anzi: viaggia letteralmente a tutto gas, come testimoniano diversi progetti interconnessi fra loro. E mentre anche nel nostro territorio si manifesta sempre più frequentemente la crisi climatica, ad esempio con la siccità e la scarsità di nevicate, la politica insiste con scelte che legheranno per decenni il nostro territorio alle fonti climalteranti.
Di questo si discuterà mercoledì 8 febbraio, alle 20.30 al Circolo della Pace di via del Pratello 53 a Bologna, in un’assemblea pubblica promossa dall’Associazione Bianca Guidetti Serra e da altre realtà.

L’economia fossile e l’hub del gas in Emilia-Romagna

Dal nuovo rigassificatore di Ravenna fortemente voluto dal presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini alle nuove trivellazioni in Adriatico sdoganate dal governo Meloni, dalla realizzazione di nuove strade e autostrade come il Passante di Bologna alla costruzione di nuovi poli logistici. Sono molti i progetti che lungo la via Emilia si basano ancora o alimentano l’economia fossile. E tutto ciò «nonostante i fiumi di retoriche sulla transizione ecologica», constatano i promotori dell’assemblea di mercoledì.

«In particolare vogliamo concentrarci sulla costruzione del cosiddetto hub del gas – spiega ai nostri microfoni Alessandra Cecchi dell’Associazione Bianca Guidetti Serra – Si tratta della trasformazione della penisola in una piattaforma di interconnessione per far confluire il gas naturale dal Mediterraneo ai mercati europei». In questa direzione vanno molti dei progetti che la politica sta portando avanti anche in Emilia-Romagna, dal rigassificatore di Ravenna alle trivellazioni in Adriatico, ma anche le scelte sulla mobilità e sul trasporto merci, ancora fortemente orientate allo sviluppo del trasporto privato e su gomma.

Nel merito del gas, poi, a preoccupare è la ripresa del progetto del gasdotto Rete Adriatica Snam, destinato a confluire negli stoccaggi di Minerbio. Proprio nel Comune della Città Metropolitana di Bologna è presente il più grosso centro di stoccaggio italiano, con una capacità di 5,5 miliardi di metri cubi di gas metano. Proprio a Minerbio gli ambientalisti hanno colto segnali sul possibile scongelamento del vecchio progetto di sovrappressione, abbandonato nel 2018 in seguito a proteste popolari.
«Quel progetto è molto pericoloso – osserva Cecchi – ed era stato sospeso anche per i timori della sismicità indotta. Temiamo che possa ripartire perché è perfettamente funzionale alla costruzione dell’hub del gas».

Sebbene l’Unione europea abbia inserito il gas metano nella propria tassonomia, considerandolo una fonte energetica di transizione, gli ambientalisti segnalano che a livello incombusto è più climalterante della stessa CO2.
Non solo: la realizzazione di queste infrastrutture imbriglierà necessariamente alle fonti fossili i territori, dal momento che gli investitori hanno necessità di rientrare dai costi sostenuti per la realizzazione.
Nell’assemblea dell’8 febbraio si discuterà dunque di questi temi, ma anche di scadenze importanti, come la manifestazione nazionale dell’11 marzo a Piombino, proprio contro i rigassificatori e la deriva fossile.

ASCOLTA L’INTERVISTA A ALESSANDRA CECCHI: