Il 24 febbraio scorso nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia emergeva che la pandemia di Covid-19 rappresenta una grande opportunità per le mafie e lo snellimento delle procedure d’affidamento degli appalti e dei servizi pubblici comporterà «seri rischi di infiltrazione mafiosa dell’economia legale, specie nel settore sanitario». Sempre la Dia metteva in guardia su un altro rischio: è oltremodo probabile che i clan tentino di intercettare i finanziamenti per le grandi opere e la riconversione alla green economy.
Così, mentre si sta per celebrare la Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, prevista per domani, 21 marzo, appare chiaro come le mafie, soprattutto la ‘ndrangheta, abbiano già colonizzato il nord Italia, arrivando ad assumere il monopolio di alcuni settori.

Mafie, la colonizzazione del nord e i nuovi appetiti

All’interno della “Settimana della legalità” curata da Regione Emilia-Romagna e Assemblea legislativa con Anci e Upi, ieri si è svolto il seminario “La ‘ndrangheta nel Nord-Italia” nell’ambito del progetto “Conoscere per riconoscere: le Università’ dell’Emilia-Romagna contro le mafie – anno 2021” in collaborazione con Università di Parma e associazione antimafia Cortocircuito.
Nel corso dell’incontro è stato ribadito che le mafie sono in grado di sfruttare le criticità sociali dovute alla pandemia per mantenersi vive. Questo non risparmia neppure le regioni del nord, né tantomeno l’Emilia-Romagna, dove l’infiltrazione criminale rischia di trovare dei territori floridi soprattutto in quei settori maggiormente in difficoltà.

Proprio come il Covid, la criminalità organizzata ha la capacità di mutare e organizzarsi velocemente di fronte ai cambiamenti sociali, cogliendo le difficoltà ancor prima delle istituzioni, precedendole e sfruttandone le fragilità. E al nord il “virus mafioso” si avvantaggia della sottovalutazione, dal momento che i luoghi comuni e gli stereotipi, nonostante le molte inchieste registrate in territori produttivi del nord Italia, lo dipingono ancora come un fenomeno del meridione.
Eppure ormai esistono anche corsi di alta formazione in merito, come quello intitolato “Prevenzione e contrasto della corruzione e della criminalità organizzata”, tenuto all’Università di Milano da Nando Dalla Chiesa, che ieri ha preso parte al seminario.

«Oggi l’impresa più pervasiva, più capace di allargarsi e diffondersi è quella di origine ‘ndranghetista che va affermandosi maggiormente a livello europeo e regionale e ha fatto del nord, della Lombardia e dell’Emilia, le sue nuove basi di accumulazione economica e di potere», ha spiegato Dalla Chiesa. In particolare, quella che va studiata con molta attenzione è la tipica impresa che ha una bassa barriera d’accesso, cioè che non richiede capacità di management e tecnologiche avanzate. In altre parole, è l’impresa dell’edilizia e del cemento, abile nel controllare il territorio, attraverso la sua modifica, al punto di essere responsabile di buona parte del consumo di suolo.

«L’edilizia è il cuore delle relazioni economiche su cui si fonda l’associazione mafiosa – puntualizza Dalla Chiesa – Esempi concreti al nord si sono osservati all’interno del “Quadrilatero padano”: a Mantova, Cremona, Reggio-Emilia, Piacenza. Partecipare a uno sbancamento di un pezzo di terra non è arduo, è qui che entra la mafia, dove si insinua anche nei subappalti. Le organizzazioni mafiose scoraggiano così gli imprenditori locali, che escono dal settore». Il fenomeno mafioso, dunque, agisce anche sui piccoli imprenditori, mettendoli in difficoltà.

La terra, però, non è l’unico terreno di conquista. L’impresa mafiosa ha molte facce e sembra essere in grado di entrare in tanti settori. Ed è proprio a causa della pandemia che gli appetiti mafiosi si concentrano sulla sanità. Dove il privato è entrato prepotentemente nella gestione sanitaria, come in Lombardia, le mafie sembrano avere vita facile, ma anche dove il controllo sembra restare saldamente pubblico si possono manifestare problemi. Le mafie, infatti, si insinuano anche negli appalti e nei contratti di forniture, che in fase emergenziale hanno dato priorità alla velocità.
«I varchi aperti al privato consentono l’ingresso a operazioni criminali», ha sottolineato Dalla Chiesa.

E allora come riconoscere le attività mafiose? Per il docente alcune imprese possono essere riconosciute senza soffocare di burocrazia gli imprenditori sani. Identificare la presenza di imprese mafiose è possibile attraverso l’attenta osservazione di indici sintomatici come, ad esempio, afflussi improvvisi di denaro che arrivano alle imprese anche emiliane e che consentono di essere riciclati e reimpiegati all’interno del tessuto. In aggiunta a questo fenomeno vi sono un improvviso aumento di capitale non giustificato da pregresse attività di azienda, l’accesso agevolato al credito e la facilità con cui reperire risorse economiche.
Le mafie, anche al nord, si insinuano nei mutamenti non giustificati come scioglimenti, liquidazioni, fallimenti allo scopo di oscurare l’identità di determinati soggetti che cambiano improvvisamente il nome legale o come, ad esempio, il cambio dell’oggetto sociale, un numero di dipendenti basso per nascondere il lavoro nero.

Vittoria Torsello e Alessandro Canella

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