«Je ne regrette rien», ovvero «non mi pento di nulla». È questo il verso più famoso di Edith Piaf, contenuto in una delle canzoni più celebri dell’artista francese. Ed è proprio un repertorio di canzoni d’amore il lascito più grande della cantautrice scomparsa nel 1963, che questa sera tornerà a rivivere in una pièce teatrale all’interno della quinta edizione di Feminologica.
Si intitola “Edith Piaf: lettere d’amore” il recital che sarà in scena questa sera nell’Anfiteatro di Villa Spada. Uno spettacolo che ci farà scoprire il lato privato della straordinaria voce femminile.

Edith Piaf e le lettere d’amore in uno spettacolo

Alle 21.00 di questa sera, all’interno della quinta edizione di Feminologica, la rassegna di teatro civile promossa e organizzata dall’Associazione Youkali, l’Anfiteatro di Villa Spada ospiterà un omaggio a Edith Piaf portato in scena da Simona Sagone e Cristina Coltelli, le cui voci si intrecceranno alle musiche eseguite al pianoforte da Fabrizio Milani. I testi dello spettacolo si basano sulle lettere d’amore che la diva scrisse al suo amante, il ciclista Luis Gérardin, tra il novembre del 1951 e il settembre del 1952. Le lettere, ritrovate nel 2009 e vendute all’asta da Christie’s, mostrano una Piaf che si mette a nudo cercando la via per la felicità in fondo ad un abisso.

ASCOLTA IL CELEBRE BRANO DI EDITH PIAF:

Il sogno d’amore, di nido, di casa, di figli, di essere una perfetta donna di casa per il proprio uomo andava in contrasto con la vita d’artista di Edith Piaf, viaggiatrice e imprenditrice di se stessa, e anche in contrasto con il fatto che Gérardin fosse già sposato. Il non riuscire a realizzare quel sogno dell’azzurro amore radicato profondamente nella cultura dominante del tempo, un sogno a cui lei desiderava conformarsi, faceva molto soffrire persino una donna impegnata e di successo come Piaf. Il recital, a cura dell’Associazione Youkali e in scena a “Feminologica”, fa riflettere sul sogno, radicato nel corso dei secoli, dell’amore romantico, che ha prodotto splendide e struggenti canzoni, e ha al contempo straziato il cuore di tante donne che non riuscivano a rientrare in quel modello di società patriarcale.

Alle lettere, scritte nei camerini dei teatri, camere d’albergo, o nei giorni di pausa dei concerti che rappresentano la dimensione privata di Piaf, si aggiungono le canzoni che in quello stesso periodo cantava, e che arrivavano dai palcoscenici al pubblico come un’eco lontana della sua vita pubblica.
«Quando per la prima volta, molti anni fa, ho pensato di immaginare uno spettacolo che raccontasse la Piaf mi era chiara una cosa: bisognava farlo attraverso le sue canzoni – osserva la cantante Cristina Coltelli – Poi la domanda: che senso ha rifare delle canzoni che si possono tranquillamente ascoltare da casa cantate dall’interprete originale? La risposta è nel senso stesso che Edith dava al suo cantare: il farlo dal vivo, insieme, come si fa la vita, come si fa l’amore».

La prenotazione allo spettacolo è obbligatoria. Per informazioni clicca qui.