Allo scoppio della guerra in Ucraina si erano accesi i riflettori sulla situazione delle persone, soprattutto donne, bambini e anziani, che fuggivano dal Paese. Gli appelli per un’accoglienza che andasse oltre le possibilità istituzionali era stata forte, amplificata dai mezzi di comunicazione, e la risposta di cittadine e cittadini che hanno aperto le proprie case offrendo una stanza e l’assistenza di base era stata grande, specialmente sul territorio dell’Emilia-Romagna.
Oggi, però, si apprende che le famiglie che hanno ospitato profughi della guerra in Ucraina non hanno ricevuto alcun sostegno economico per far fronte all’aggravio delle spese. Un aggravio composto sia da un numero maggiore di bocche da sfamare, sia da un’inflazione galoppante, che nella nostra città ha raggiunto l’8%.

Ospitano profughi ucraini: famiglie senza sostegno economico

A denunciare la situazione che vive l’accoglienza in famiglia di profughi ucraini è Mattia Zucchini, assessore al Welfare del Comune di San Giorgio di Piano, che lamenta come le famiglie ospitanti siano state sostanzialmente abbandonate dalle istituzioni.
«Noi, appena scoppiata l’emergenza, come abbiamo provveduto a sostenere le famiglie con un contributo comunale – spiega Zucchini – ma il nostro bilancio non ha la possibilità di intervenire in modo importante in questo campo».
Le Amministrazioni comunali, poiché sono gli enti più prossimi a cittadine e cittadini, devono far fronte alle proteste delle famiglie, ma anche gestire situazioni in cui chi ospitava non è più nelle condizioni di farlo.

«In queste settimane sto seguendo una famiglia che ospitava e che per una serie di ragioni non è più nella condizione di continuare ad ospitare profughi – racconta Zucchini – La Prefettura ci aveva comunicato in pompa magna di avere istituito un meccanismo apposito per prendere in carico queste situazioni, ma questo meccanismo non funziona e noi da oltre due settimane aspettiamo che ci diano soluzioni per una famiglia, che ha anche minori, quindi la situazione è delicata».
Il problema, spiega l’assessore, non riguarda solo il Comune di San Giorgio di Piano, ma alcuni suoi colleghi di altri Comuni della Città Metropolitana hanno evidenziato la stessa situazione.

Prima dell’emergenza della guerra in Ucraina l’accoglienza di profughi nelle famiglie era gestita dal progetto Vesta. «È un progetto lodevole, io lo conoscevo già, ma è un progetto minuscolo che gestiva pochissime accoglienze in famiglia, quindi non ha potuto gestire la mole di ospitalità, la voglia delle persone di prendersi in casa dei rifugiati per poterli ospitare».
Il risultato è che le famiglie sono rimaste abbandonate, ma gli effetti si registrano anche sul percorso di integrazione. In particolare, sempre Zucchini racconta di profughi ucraini arrivati a marzo che non hanno ancora ricevuto la chiamata in Questura per l’attribuzione di un codice fiscale che permetta loro di trovare un lavoro, aprire un conto corrente o affittare una casa. In altre parole, è bloccato il loro percorso di autonomia.

«L’impressione è che, dopo aver speso parole e retoriche sull’importanza di questa accoglienza – commenta l’assessore comunale – dopo aver assunto anche assunto un atteggiamento istituzionale un po’ ipocrita rispetto a quella che era la gestione delle precedenti emergenze migratorie, in realtà tutto si è spento».
Le risorse a pioggia arrivate nelle prime settimane, ma anche i piccoli stanziamenti da altri enti, come il fondo della Regione Emilia-Romagna per l’inserimento dei bambini ucraini nei centri estivi, non sono sufficienti per coprire tutti i problemi dell’accoglienza, men che meno per sostenere le persone e le famiglie che hanno mostrato generosità nell’accogliere i profughi ucraini.

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