La riapertura delle scuole e le prime classi in quarantena si va ad aggiungere al problema già emerso a metà agosto sulla mancata copertura dell’Inps della quarantena fiduciaria per chi è entrato a contatto con una persona positiva. Per i genitori che si trovano i figli a casa perché nella propria classe è stato riscontrato un caso Covid, infatti, non hanno più accesso ai permessi retribuiti che erano stati introdotti durante la prima ondata.
A sollevare il caso è l’Ansa, che ha intervistato Cristina Rajola, una madre single di una bimba inserita alla materna che è finita subito in quarantena.

Quarantena, tutto ancora grava sulle spalle dei cittadini

«È assurdo che a 18 mesi dall’inizio della pandemia non siano previsti indennizzi di nessun tipo, permessi, sgravi per i datori di lavoro o contributi per gli autonomi per i genitori che devono accudire un figlio non positivo in quarantena fiduciaria», lamenta Rajola, madre di una bimba di due anni e nove mesi inserita da poco alla materna e già a casa in quarantena.
La donna vive sola con la figlia e il padre vive in un’altra città. A disposizione ha i nonni della piccola, che però non possono accudirla per non rischiare un eventuale contagio, né la donna può rivolgersi a una baby-sitter.

La quarantena fiduciaria prevede che l’alunno della classe in cui venga riscontrato un caso positivo debba restare a casa senza uscire per 10 giorni. Al termine di questo periodo potrà rientrare a scuola previa l’effettuazione di un tampone.
«Nel mio caso devo ricorrere all’aiuto dei nonni – osserva la donna – ai quali devo chiedere di portarci la spesa perché in un supermercato con una bimba di meno di tre anni non posso entrare». La donna sottolinea che il carico ricade esclusivamente sulle spalle dei cittadini, dal momento che non sono più previsti permessi o misure di sostegno economico. E, in caso di contratti precari, la situazione può generare anche gravi conseguenze.

La copertura dell’Inps non è ancora stata reintrodotta

Il problema dei genitori va ad aggiungersi a quello di tutti i lavoratori che era emerso a metà agosto. L’Inps aveva esaurito il plafond di 663 milioni per coprire per malattia chi per dieci giorni (sette se ha completato il ciclo vaccinale) deve rimanere a casa dal lavoro in seguito a contatti con un positivo al Covid. Secondo una stima del Sole24ore, se a supplire non è l’azienda, il lavoratore o la lavoratrice può perdere fino a 500 euro netti.

La questione era stata sollevata dai sindacati un mese fa e dal Ministero era arrivata una rassicurazione sul ripristino della misura. Ad oggi, però, la questione non è stata ancora risolta. Una settimana fa il deputato M5s Alessandro Amitrano aveva interrogato la sottosegretaria al Ministero del Lavoro Tiziana Nisini, che ha risposto che «è in corso di avanzata predisposizione da parte del Ministero una proposta normativa da presentare in Parlamento nel corso dell’iter di conversione del decreto-legge n. 111 del 2021, volta a superare le criticità finora riscontrate nell’applicazione dell’articolo 26 del provvedimento Cura Italia». Quanto ai tempi, la sottosegretaria si è limitata a dire: «Si auspica che di poter giungere a breve una soluzione positiva». Cosa significa “breve” staremo a vedere.