Ci sarà spazio anche per la vertenza delle lavoratrici de La Perla nella puntata di Presa Diretta, che andrà in onda questa sera su Rai 3. La trasmissione porta il titolo “Auto-difesa” e verterà in gran parte sul settore dell’automotive, ma all’interno del racconto verrà affrontata anche la lotta delle lavoratrici dello stabilimento bolognese per mantenere il posto di lavoro.
Ad accendere i riflettori sulla vicenda che da oltre un anno interessa le lavoratrici del celebre marchio di lingerie di lusso è il giornalista Giuseppe Laganà.

L’autodifesa delle lavoratrici de La Perla e la finanziarizzazione dell’industria

«L’autodifesa è anche quella che con orgoglio e tenacia le lavoratrici de La Perla stanno portando avanti da oltre un anno – spiega ai nostri microfoni Laganà – perché l’azienda rischia la chiusura a causa di un fondo finanziario, il fondo inglese Tennor, che ha portato l’azienda alla consunzione».
La vertenza de La Perla è un esempio emblematico di processi di finanziarizzazione dell’industria, un processo per il quale l’estrazione di valore passa, attraverso operazioni sempre più virtuali, dalla produzione alla finanza, con tanto di ristrutturazioni, cioè licenziamenti.

La vertenza de La Perla, negli ultimi mesi, ha avuto anche risvolti legali, con il tribunale di Bologna che ha disposto il sequesto del marchio. Un fatto importante, che denota come la lotta delle lavoratrici non sia stata solo protesta.
«Il futuro de La Perla ruota attorno alla proprietà del marchio – sottolinea il giornalista – Ci sono due cose che sono le più pregiate all’interno di questa azienda. La prima sono le lavoratrici e la loro incredibile capacità di creare dei capolavori. La seconda è il marchio, che ha un valore importante».

Ai nostri microfoni Laganà ragiona anche sul ruolo che potrebbero avere le politiche industriali di un Paese, che oggi sembrano smarrite anche a causa della breve vita dei governi e dell’assenza di lungimiranza. «La politica industriale può aiutare, perché definisce ciò che l’Italia deve essere – osserva il giornalista – Il problema è che l’Italia non ha capito cosa dovrà fare da grande. Dal punto di vista industriale abbiamo perso l’automotive, abbiamo una rivoluzione elettrica che ancora deve attecchire e dal punto di vista della manifattura rischiamo di perdere marchi importanti. Ad essere importante, però, è anche una politica europea che eviti il dumping fiscale, perché fintanto che i regolatori finanziari saranno tanti quanti i Paesi membri dell’Ue, sarà difficilissimo riuscire ad evitare che eventuali pirati finanziari arrivino, prendano un’industria pregiata e la distruggano».

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIUSEPPE LAGANÀ: