Sono 47 le persone in stato di fermo per l’attentato di domenica scorsa a Istanbul, che ha provocato sei morti e decine di feriti. Il governo turco ha subito provato ad attribuire la responsabilità al Pkk, ma il partito curdo dei lavoratori ha rigettato le accuse, dichiarando la propria estranietà e condannando l’attentato.
In un’operazione coordinata dal punto di vista mediatico, il ministro degli Interni turco, Süleyman Soylu, ha sostenuto che la donna che avrebbe piazzato l’ordigno è siriana ed è partita da Kobane. Pochi minuti dopo è stato mostrato il suo arresto.

Tre diversi punti di vista sull’attentato di Istanbul

Eppure rimane il fatto che Pkk, Ypg e Ypj hanno rigettato il coinvolgimento, anche per il fatto che non avrebbero alcun interesse a compiere un attentato che produrrebbe inevitabilmente conseguenze, come gli attacchi dell’esercito di Ankara in Siria ed Iraq, più volte registrati in questi anni.
Le indagini delle autorità turche sono state precipitose e hanno cercato di individuare un facile capro espiatorio?
Ai nostri microfoni il giornalista Murat Cinar analizza i fatti da tre diverse prospettive: quella del Pkk, quella del governo di Ankara e quella internazionale.

«Da molti anni il Pkk non colpisce la popolazione civile – osserva Cinar – Inoltre ha rallentato se non cessato completamente gli attentati». Il giornalista sottolinea che il partito dei lavoratori curdi, così come le sue formazioni militari in Siria ed Iraq, si trova in uno stato di autodifesa dai continui attacchi e da tempo si batte per essere rimosso dalla lista internazionale delle organizzazioni terroristiche. Non avrebbe quindi interesse ad attirare l’attenzione su di sè con un attentato nella città più grande della Turchia. Incoerenze che non possono passare inosservate nelle ricostruzioni e nelle ipotesi sui responsabili del gesto.

Per contro, nella ricostruzione del governo turco, che considera il Pkk e le sue diramazioni come organizzazioni terroristiche, l’attribuzione della responsabilità al Pkk sarebbe del tutto coerente. «È una vita che il governo di Ankara cerca di tirare le orecchie ai suoi alleati a livello internazionale che strizzano l’occhio a Ypg e Ypj», osserva il giornalista.

Infine nella vicenda c’è una lettura internazionale, che riguarda la guerra in Siria. «Nella guerra siriana non tutti si sono comportati correttamente e rispettando gli alleati – sottolinea Cinar – I pasticci fatti in questi ultimi 11 anni hanno generato un sacco di confusione. Gli Stati Uniti, direttamente o indirettamente, ha sostenuto Ypg e Ypj, pur sapendo che sono considerate organizzazioni terroristiche dalla Turchia».
In altre parole, la mancanza di trasparenza e la costante instabilità in Siria fanno sì che alcune questioni politiche non possano essere affrontate e risolte.

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