La mattina di lunedì 25 marzo 2024 uno dei principali quotidiani italiani titola: “La Nato teme un attacco di Putin e prepara nuove truppe per blindare i confini“. È solo un tassello di quella che è l’escalation che, dalla guerra in Ucraina, viene evocata, se non addirittura incoraggiata in Occidente.
L’attentato a Mosca di venerdì scorso nella sala concerti Crocus City, in questo senso, sembra un episodio «per accelerare l’escalation». Lo temono in molti e lo ha scritto nero su bianco Dante Barontini su Contropiano.

L’attentato a Mosca come ulteriore tassello di un esclation

137 i morti accertati finora, 180 i feriti. È questo il bilancio, ancora provvisorio, dell’attentato a Mosca. L’unica certezza che abbiamo finora è che l’attacco sta venendo usato dai diversi attori in gioco per far salire ulteriormente la tensione a livello geopolitico.
Ciò che invece è fonte di dubbi e domande sembra essere tutto il resto. L’attentato è opera dell’Isis K, che lo ha immediatamente rivendicato o è una montatura? L’allarme lanciato qualche giorno fa dall’intelligence statunitense su un possibile attentato in Russia è autentico o, come ha sottolineato qualcuno, agli Usa premeva far sapere di aver lanciato l’allarme? L’Ucraina ha qualche responsabilità nella vicenda o l’arresto di presunti attentatori in una foresta che conduce nel Paese in conflitto è una montatura? Tutti elementi che gettano grande confusione sulla vicenda.

Su Contropiano Barontini evidenzia anche alcuni elementi della vicenda che destano perplessità.
«Nel video dell’Isis gli attentatori hanno sempre il volto schermato, mentre sono a volto scoperto nei filmati delle telecamere di sorveglianza e dei presenti che hanno avuto la presenza di filmare – osserva l’autore di Contropiano – Non si capisce perché proteggere l’identità di “martiri” che sicuramente non sarebbero tornati a casa e che, in quella logica, andrebbero addirittura glorificati».
Il secondo elemento che Barontini sottolinea è che i presunti attentatori sono stati presi sulla strada che conduce in Ucraina. A colpire, inoltre, sarebbe anche la fretta con cui sia gli Usa che l’Europa, insieme ai media, hanno attribuito con certezza la responsabilità all’Isis. «I quattro attentatori, se sono loro, sono ancora vivi, quindi c’è tempo per sentire notizie più sicure».

Indipendentemente da come sono andate le cose, l’attentato a Mosca si inserisce in un clima di escalation fatto di costante riarmo, ma anche di dichiarazioni improvvide, come quella del presidente francese Emanuel Macron («Prepariamoci alla guerra») o come l’ipotesi di sequestrare i tre miliardi di profitti di beni russi depositati nelle banche europee.
«Sono operazioni che dal punto di vista finanziario rischiano di essere un boomerang – osserva Barontini – perché significa mettere in discussione la proprietà privata, lo dico ironicamente da comunista. Però sarebbe un precedente pericoloso, perché tutti gli Stati che hanno asset nelle banche europee e statunitensi, dall’Arabia Saudita alla Cina, potrebbero ritirarli velocemente, causando problemi sui mercati occidentali».

Un’eventuale escaltion delle tensioni, quindi, non gioverebbe a nessuno, soprattutto considerando che ad essere coinvolte sono potenze nucleari.
«Purtroppo le guerre scoppiano quando abbiamo delle classi politiche totalmente irresponsabili e anche parecchio ignoranti – conclude il giornalista – con una dinamica che sembra autonomizzarsi rispetto alle scelte, come se bisognasse fare per forza qualcosa, altrimenti chissà che succede. Così si entra in una spirale del botta e risposta fuori controllo. Ma è una questione di secondi, il disastro potrebbe accadere mentre stiamo parlando».

ASCOLTA L’INTERVISTA A DANTE BARONTINI: