Almeno sette persone persone che lavoravano per la ong statunitense World Central Kitchen dello chef José Andres sono state uccise in un raid aereo dell’esercito israeliano a Gaza. Il tutto poche ore dopo un raid dell’esercito israeliano in Siria, a Damasco, dove è stato colpito un edificio del consolato iraniano. L’attacco ha provocato la morte di 11 persone iraniane, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice.

Israele fa strage di pasdaran dell’Iran: il rischio di escalation è dietro l’angolo

Ai nostri microfoni Giuseppe Acconcia, giornalista e docente di Geopolitica del Medio-Oriente all’Università di Padova, spiega che l’attacco rientra in una strategia di Israele e Stati Uniti per contenere gli interessi dell’Iran in diversi Paesi della regione, dalla Siria al Libano, da Gaza all’Iraq, fino all’Afghanistan e allo Yemen.
«È sempre dietro l’angolo un’escalation del conflitto a Gaza – sottolinea Acconcia – Finora non è stato così perché questi attacchi sono sempre stati contenuti e si sono limitati a scaramucce, però ognuno di questi potenzialmente può determinare un allargamento del conflitto».

Il precedente più celebre è l’uccisione di Qasem Soleimani da parte di un drone statunitense nel 2020, ma da quel momento in poi si sono susseguiti gli episodi. Gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e l’assedio di Gaza da parte di Israele che ne è seguito, però, hanno fatto salire la tensione, in particolare tra i combattenti sciiti di diversi Paesi della regione.
«Questo scontro continua a essere uno scontro a bassa intensità – osserva Acconcia – e gli stessi Stati Uniti non hanno alcun interesse perché si allarghi, però è evidente che le cose peggiorano sempre di più perché non si arriva a un cessate il fuoco a Gaza. Questo dovrebbe essere l’obiettivo della politica estera degli Stati Uniti».

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