Nel giorno del triste anniversario, il quinto, del Memorandum stipulato dallo Stato italiano, in particolare per volontà dell’allora ministro degli Interni Marco Minniti, e la Libia delle milizie, un centinaio di organizzazioni italiane, libiche, africane ed europee lanciano un appello per la revoca dell’accordo. E lo fanno presentando un documento di analisi e denuncia degli effetti del Memorandum.

Gli effetti del Memorandum con la Libia e l’appello per revocarlo

«Abbiamo presentato un documento di analisi degli effetti del Memorandum – osserva ai nostri microfoni Adelaide Massimi dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) – In particolare abbiamo analizzato gli effetti del blocco degli accessi delle persone migranti a forme di protezione in Libia e sull’efficacia degli strumenti di accesso alla protezione che sono stati messi in piedi in questi anni».
In particolare, dal documento emerge una sproporzione tra le misure contenitive, che hanno il principale scopo di fermare i flussi migratori verso l’Europa, e quelle umanitarie, che dovrebbero garantire la tutela dei diritti dei migranti.

«Nella nostra analisi emerge lo strutturarsi e rafforzarsi di sistemi di sfruttamento delle persone migranti, che derivano anche dall’impossibilità di lasciare il Paese determinata dai finanziamenti alle autorità libiche da parte di Italia ed Europa».
Per contro, i corridoi umanitari, il resettlement e anche i rimpatri volontari appiano assai poco efficaci, soprattutto per via di una «natura concessoria», sottolinea l’esponente di Asgi, mentre in Europa la protezione internazionale è un diritto.

L’appello è rivolto sia al governo italiano, sia ad agenzie internazionali come Unhcr e Oim. Proprio sotto la sede dell’Unhcr a Tripoli, nei mesi scorsi, un nutrito gruppo di migranti si era autorganizzato e aveva dato vita ad un presidio per chiedere l’evacuazione dal Paese.
«Per volere delle autorità libiche sono solo nove le nazionalità che possono avere accesso ai sistemi di evacuazione e resettlement delle autorità libiche – sottolinea Massimi – Per fare un esempio, le donne nigeriane, che spesso sono vittime di tratta, hanno solo la possibilità del rimpatrio per lasciare la Libia, ma sappiamo che in patria rischierebbero di esporsi nuovamente alla tratta».

Tutti gli elementi messi in fila dalle realtà che hanno lanciato l’appello contro il Memorandum indicano che non c’è possibilità di un suo miglioramento, ma che l’unica strada percorribile è quella della revoca.
Nel frattempo continuano a funzionare i centri di detenzione gestiti dalle milizie, dove continuano ad avvenire torture e violenze. «La missione indipendente dell’Onu, qualche mese fa, ha affermato che ciò che avviene in quei centri è un crimine contro l’umanità», conclude l’esponente di Asgi.

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