Le crisi sono sempre un’occasione ghiotta per la criminalità organizzata e per gli oppressori per trarre profitto, in particolare da persone in stato di necessità. E il grande esodo di profughe di guerra dall’Ucraina porta con sè anche alcuni gravi pericoli che si stanno già manifestando. Dalle persone truffate per uscire dal Paese in guerra ai rischi di tratta o sfruttamento lavorativo nei Paesi di arrivo, come la Polonia, la Romania, ma anche l’Italia.
A lanciare l’allarme sui pericoli cui sono esposte le profughe ucraine è la ong ActionAid, che sta monitorando la situazione ed attivando una rete di donne che da tre anni lavorano proprio in un progetto di contrasto allo sfruttamento.

Le profughe della guerra in Ucraina e il rischio di sfruttamento lavorativo e sessuale

«Dal monitoraggio di alcuni messaggi su siti informali, come Facebook o altri siti, abbiamo già riscontrato alcuni annunci sospetti, come le offerte di accoglienza da parte di uomini soli rivolti a donne ucraine purché senza figli, non accompagnate», racconta ai nostri microfoni Grazia Moschetti, responsabile dei progetti di Action Aid in Puglia, Calabria e Basilicata.
Il rischio di sfruttamento, però, non è solo sessuale, ma anche lavorativo. In particolare il caporalato è un pericolo sempre dietro l’angolo e nelle campagne italiane ActionAid opera già da tre anni con un progetto per contrastarlo. «Le donne che arrivano qui – spiega Moschetti – ci chiedono subito di lavorare, anche senza conoscere la lingua e senza poter esercitare la professione per cui hanno competenze».

I rischi si sono concretizzati anche appena varcati i confini con l’Europa, in particolare in Polonia e Romania, dove gli operatori umanitari di ActionAid hanno raccolto segnalazioni di truffe e tentate violenze su donne sole che hanno accettato passaggi da parte di presunti benefattori.
È quello, ad esempio, che è accaduto ad Olga (nome di fantasia) che ha lasciato la sua città in Ucraina appena è iniziata la guerra. «È partita con un ragazzo che aveva conosciuto online e che le ha detto di essere italiano – ricostruisce la ong – Una volta in viaggio quest’uomo le ha chiesto soldi per la benzina, soldi per la manutenzione della macchina. Le richieste sono aumentate tanto che lei ha dato tutti i soldi che aveva con sé. A quel punto, appena passato il confine, lui è sparito lasciandola sola, senza soldi e contatti».

ActionAid opera in Polonia, sui punti di confine di Dorohusk, Hrebenne e Zosin, dove fornisce sostegno a 3.500 famiglie, in particolare alle donne sole con figli. Oltre alla prevenzione di violenze e abusi, lavora nel supporto psicosociale e legale con terapisti specializzati in gestione dei traumi che parlano ucraino, polacco e inglese, così come assistenti sociali che possano fornire riferimenti per il lavoro, l’alloggio e altri servizi di supporto.
In Romania, nelle località di Tulcea, Isaccea, Sirat, la ong è attiva con un programma di contrasto della tratta e della violenza di genere e si occupa della prevenzione nei punti di ingresso alla frontiera e nei siti di accoglienza e della fornitura di un riparo, di un supporto psicologico e di trasferimenti di denaro per sostenere le donne nelle proprie esigenze.

In Italia, con il progetto SWEET – Supporting Women in Emergency with Environnement of Trust ActionAid è attiva a Napoli, Corigliano-Rossano (CS), Ginosa (TA) e Grottaglie (TA), territori dove già opera in stretto contatto con comunità provenienti da Ucraina, Russia e Bielorussia. Oltre alla distribuzione di beni materiali come generi alimentari, kit per la prima infanzia, vestiti e kit igienici e di cura della persona, l’intervento riguarda il supporto socio-psicologico. «Grazie al servizio di assistenza legale stiamo garantendo l’accesso ai servizi pubblici come quelli sanitari, l’inserimento lavorativo, abitativo e, per i bambini, scolastico. Infine, vengono forniti mediazione linguistico-culturale e corsi di italiano», si legge in un comunicato della ong.

Particolarmente importanti, osserva Moschetti, sono la comunità, le istituzioni, ma anche una rete di donne, anche connazionali delle profughe appena arrivate, che possono fornire formazione e informazioni per evitare di cadere nelle reti degli struttatori che, come testimoniano gli annunci, sono già in agguato per trarre profitto dalle persone in stato di bisogno.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GRAZIA MOSCHETTI: