«È una litania». Così Paolo Montalti, segretario della Filcams-Cgil dell’Emilia-Romagna, commenta l’ennesimo allarme lanciato ieri da Asshotel Confesercenti sulla mancanza di personale nel settore turistico della nostra regione. Sarebbero 10mila i lavoratori e le lavoratrici che mancano all’appello per mansioni a basso valore aggiunto, come facchini, camerieri o lavapiatti. Un allarme che fa il paio con quello lanciato in agricoltura, che ha portato un ministro di estrema destra come Francesco Lollobrigida ad annunciare addirittura l’apertura di flussi migratori per sopperire al fabbisogno nei campi.

Il reditto di cittadinanza non c’entra con la carenza di personale nel turismo

Accanto alla litania evocata da Montalti, negli ultimi anni abbiamo dovuto sorbire anche autentici piagnistei di imprenditori che, sulla stampa mainstream, imputavano la carenza di personale al reddito di cittadinanza. «Si preferisce stare sul divano invece che lavorare», è una delle frasi diventate un ritornello.
Oggi, però, il reddito di cittadinanza è stato ridimensionato e si va verso il suo smantellamento con il “Mia”, la Misura di Inclusione Attiva a cui sta lavorando il governo, che riduce gli importi e la platea dei beneficiari.

«Noi abbiamo sempre detto che il reddito di cittadinanza non c’entra e oggi questa scusa è smentita dai fatti», sottolinea Montalti.
Visto che il problema della carenza di manodopera sembra aumentare, almeno stando ai dati forniti dalle associazioni di categoria, il sindacalista afferma la necessità di aprire una discussione sulle vere cause del fenomeno. Che, secondo la Cgil, sono da ricercare nella qualità del lavoro.
«Il problema è soprattutto la qualità del lavoro – insiste Montalti – Il turismo è uno dei settori dove, dai dati dell’Ispettorato del Lavoro, le attività produttive sono maggiormente soggette a lavoro irregolare».

Il sindacalista ricorda alcune inchieste che hanno investito l’Emilia-Romagna, come quella della Guardia di Finanza denominata “Free job” in Romagna che ha riguardato la somministrazione illecita di manodopera.
«In questo settore c’è insicurezza e instabilità nei rapporti di lavoro – sottolinea il segretario della Filcams – Noi dobbiamo fare fronte comune per costruire un sistema che superi questa situazione e crei davvero un lavoro qualificato che possa dare servizi qualificati in un settore importante che altrimenti rischia di collassare».

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