Nonostante un calo di persone accolte negli ultimi tre anni che si attesta al 42%, i centri di accoglienza per richiedenti asilo in Italia continuano ad essere gestiti con logiche di emergenza. È quanto emerge dal rapporto “L’emergenza che non c’è” di Action Aid e Openpolis, che contestualmente rendono accessibili i dati su una piattaforma di monitoraggio. Nello specifico, sulla piattaforma è possibile sapere i numeri dei posti disponibili nelle strutture, le presenze effettive, chi gestisce il centro, i prezzi giornalieri, fino ai dati geolocalizzati del singolo centro, in ogni provincia e Comune italiano.
L’accoglienza ancora come emergenza: il rapporto
Nel rapporto emerge appunto che il numero di persone accolte dal sistema di accoglienza italiano è sceso del 42%. Ciononostante, 7 richiedenti asilo su 10 vivono in centri di accoglienza straordinari.
In particolare, tra il 2018 e il 2020 abbiamo assistito a una diminuzione del 25,1% del numero di centri attivi sul territorio nazionale e del 40,2% dei posti complessivamente disponibili, con uno spostamento dell’accoglienza nelle grandi città, accantonando quindi l’idea di un’accoglienza diffusa.
Negli stessi tre anni presi in esame, in Italia sono stati chiusi 3.137 centri e, a fine 2020, il 70% dei posti disponibili riguarda centri di gestione prefettizia. Di questi, i centri di piccole dimensioni sono quelli ad aver perso più posti dal 2018 al 2020, quasi 22mila.
Anche le risorse economiche assegnate per la gestione dei centri sono in diminuzione. Tra il 2018 e il 2020 assistiamo a una discesa generalizzata dei prezzi, cioè della cifra attribuita per le spese di vitto, alloggio e servizi per l’integrazione per ogni ospite. Si passa da una media di 34,98 a 25,64 euro procapite al giorno, con un calo di 9,34 euro (-26,71%). A subire il maggior taglio sono i prezzi per i centri piccoli (-27%). In particolare, 7 province del nord tra le prime 10 registrano la più netta diminuzione dei prezzi.
«Un altro aspetto che emerge è la poca trasparenza da parte delle istituzioni – spiega ai nostri microfoni Cristiano Maugeri di Action Aid – Il Ministero dell’Interno sarebbe obbligato per legge a presentare entro il 30 giugno di ogni anno una relazione sull’accoglienza in Italia, ma siamo a febbraio 2022 e stiamo ancora aspettando la relazione del 2020, che quindi ha 7-8 mesi di ritardo». Action Aid e Openpolis hanno tentato di compensare il problema con una serie di accessi agli atti che hanno aiutato anche la compilazione dei dati sulla piattaforma www.centriditalia.it.
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