Nel mondo ci sono circa 250 milioni di persone con disabilità visiva, 36 milioni affette da cecità. La maggior parte di questi, secondo gli studi pubblicati dalla rivista “Lancet Global Health”, vivono nei paesi in via di sviluppo. Solo in Africa vi sono 4.8 milioni di ciechi e 16,6 milioni di ipovedenti.
Queste criticità difficilmente trovano risposta, in quanto l’Africa sub-sahariana dispone del più basso numero di oculisti al mondo. «La visione consiste nella maggior parte delle percezioni di una persona. Avere una non visione, un’ipovisione, rende la vita poco degna, e noi vogliamo lavorare con la dignità delle persone, con la cecità evitabile, e combatterla il più possibile. Questo ha spinto molti a partecipare all’associazione», ha affermato Francesco Martelli, presidente dell’associazione Amoa, da anni presente in Italia e in Africa per la lotta alla cecità. In Etiopia, ad esempio, l’associazione ha messo a disposizione delle strutture per l’ospedale di Adwa dove, in epoca di guerra civile, è l’unica struttura in grado di fornire delle cure.

Amoa in campo con una possibilità di cura della vista per tutte e tutti

Amoa è un’associazione di volontariato nata nel 1997, aconfessionale e senza fini di lucro. Composta da medici, professionisti sanitari e volontari che dedicano le loro azioni alla cura e prevenzione delle malattie oculari, Amoa opera principalmente in Italia e in Africa.
Amoa, attraverso i suoi progetti, applica i principi di salute globale a livello locale, affiancando una profonda conoscenza del territorio, della composizione della popolazione locale e delle patologie prevalenti per identificare le priorità e le necessità da affrontare.

L’idea che ha mosso gli obiettivi dell’associazione nasce fra i banchi dell’Università dei Ginevra dove, nel 1988 gli studenti Gian Luca Laffi e Babacar Cissè si confrontano su come aiutare il popolo della brousee, l’area più periferica e rurale del Paese natale di Babacar. L’obiettivo era chiaro: “Insieme sognano di portare i valori della salute visiva, della dignità anche in Senegal” racconta Martelli. Un sogno che li porterà a creare un centro per ciechi in Senegal nel 1995, solo due anni dopo verrà fondata l’associazione Amoa.

Con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità e l’autogestione delle strutture realizzate e l’autonomia professionale del personale sanitario locale, Amoa ha da sempre sostenuto uno sviluppo organico e articolato degli interventi. «Cerchiamo di seguire i principi globali e le linee guida dell’OMS. Noi vogliamo metterne in pratica tre: le attrezzature necessarie per un’assistenza sanitaria decorosa, formare il personale locale, missioni chirurgiche sul campo» aggiunge Martelli.

Attualmente Amoa ha dodici progetti in nove stati dell’Africa. Uno dei progetti di intervento principali portato avanti da Amoa è quello in Camerun, presso l’ospedale di Dschang. Nei confronti del Camerun, il progetto Amoa interviene dal 2004 e, negli anni è riuscito a mettere in piedi un valente team oculistico e un progetto di chirurgia in grado di offrire cure a tutte e tutti. Qui Emmanuel Graba, grazie alla formazione ricevuta dai medici di Amoa ora riesce ad operare autonomamente 300 pazienti all’anno. «Non ho mai voluto abbandonare quelle persone che mi hanno consentito una straordinaria crescita umana e personale» ha sostenuto Emmanuel Graba, infermiere oftalmico e volontario presso l’associazione.

Gli obiettivi dell’associazione non si fermano qui e ruotano tutti attorno al desiderio di migliorare le condizioni mediche dove operano. «Noi cerchiamo di fare una chirurgia degna e di dare delle attrezzature che funzionino bene, in modo che anche i pazienti dell’Africa possano avere delle prestazioni di livello quantomeno buono» conclude Martelli.

Vittoria Torsello

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