Il Teatro Dehon, in via Libia 59, a Bologna, ha riaperto del sue porte già dal 24 settembre. La nuova stagione continua fino a dicembre. Le Ghost Lights devono essere di buon auspicio. Chi fa teatro, invece, deve riportare un po’ di luce nel futuro del mondo dello spettacolo.

Piero Ferrarini: tanta emozione, ma bisogna rivedere il criterio di distanziamento nel teatro

Piero Ferrarini, direttore artistico del Teatro Dehon, è emozionato nel parlare della riapertura delle sale teatrali: «Il lungo periodo di fermo delle attività che ha colpito tutti i teatri d’Italia rappresenta qualcosa di unico nella storia recente dei teatri che non hanno chiuso neanche durante la Seconda Guerra Mondiale. È stato nuovo e deprimente. Abbiamo continuato un’attività interna, ma un teatro vive insieme al pubblico, e vedere la sala vuota per chiunque ci lavori all’interno è davvero molto difficile». La stagione è cominciata con alcune nuove produzioni, all’inizio di settembre. Questo fine settimana si continua con il festival musicale Bologna e nuvole, che seppur in forma ridotta, è alla sua quarta edizione, e sarà articolato in due serate. Il teatro Dehon non si ferma e programma la stagione fino a fine dicembre. «L’anno teatrale va da ottobre fino ad aprile-maggio. Ma quest’anno è molto difficile riuscire a reperire spettacoli per il 2022. Alcune compagnie si sono sciolte, altre propongono un repertorio ridotto», spiega Ferrarini.

Inoltre, «A breve dovrebbe uscire il decreto attuativo che ha recepito le indicazioni del comitato scientifico per una riapertura all’80% delle serate teatrali. Non è il 100% ma è un inizio positivo. Però avere disponibile la sala all’80% sarebbe poca cosa qualora non venisse rivisto anche il criterio di distanziamento», afferma Ferrarini. Nonostante ci sia «molta emozione nel riaprire», rimane «anche molta ansia perché non sapevamo quale sarebbe potuta essere la risposta del pubblico, che fortunatamente è stata positiva, però c’è anche molta inquietudine rispetto al futuro», rivela Piero Ferrarini. Nonostante questo, sembra che la stasi causata dal Covid abbia incentivato le collaborazioni, motivo per cui «C’è una grande voglia di fare teatro e anche di vedere teatro. Mi sembra di vedere anche nei giovani una certa voglia di uscire. E anche da parte delle compagnie c’è voglia di uscire», continua il direttore artistico.

Poi ricorda alcuni appuntamenti: «Abbiamo dal 22 al 24 ottobre Nathaly Caldonazzo e Francesco Branchetti; a seguire dal 29 al 31 ottobre, Pietro Longhi e Gaia de Laurentiis; abbiamo un bolognese, Andrea Santonastaso, prodotto dal Teatro dell’Argine, con uno spettacolo su Andrea Pazienza, molto interessante per chi segue la cultura del fumetto. Dal 12 al 14 novembre Debora Caprioglio e Maurizio Micheli con Amore mio aiutami, commedia brillante sui rapporti di coppia; a seguire Antonello Costa un altro dei nomi storici; poi la stand-up comedy, che riscuote molto successo, con Daniele Fabbri con uno spettacolo sul rapporto tra il mondo maschile e il mondo femminile. Oltre naturalmente a qualche classico come nella tradizione del nostro teatro presente dal 10 al 12 dicembre, abbiamo Gli innamorati di Goldoni». Il teatro ha avuto la possibilità di portare in scena anche tre spettacoli di produzione propria già dall’inizio di settembre: Niente è come sembra, Flower Power, e Patto col Diavolo, che è una novità. Tutti testi sono stati scritti da Piero Ferrarini. L’augurio è quello di continuare ad essere illuminati dalla luce prodotta dal teatro, e specialmente da quella creata da chi fa in modo che esso possa esistere.

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