“Noi, frustrati e sottopagati”: queste le parole dei 74 professori sul piede di guerra firmatari del testo che verrà letto oggi nelle aule dei licei bolognesi e che spiega le ragioni della protesta dei docenti.
Il manifesto “In difesa della dignità dell’insegnamento” è stato fatto circolare oggi in occasione dell’inizio della mobilitazione.
La forma di protesta scelta dai professori vuole sottolienare come le effettive ore di lezione che vengono svolte negli istituti superiori sono solo una parte del carico di lavoro che un insegnante della scuola pubblica deve sobbarcarsi.
Correzione dei compiti, delle prove di verifica, preparazione delle lezioni verranno quindi svolte in classe invece della normale prosecuzione dell’attività didattica. Così i docenti sottolineranno perché “Il luogo comune che l’insegnante lavori 18 ore alla settimana e abbia tre mesi di ferie” li offende e indigna.
Toni duri e molta rabbia si leggono tra le righe del comunicato: un attacco diretto alla corruzione, ai privilegi e agli sprechi della casta che dilagano mentre le istituzioni continuano “ad accanirsi con tagli sulla scuola”.
“Invece di intaccare le vere fonti di dilapidazione del denaro pubblico e le sue manifestazioni di inaudito privilegio o corruzione, ci si accanisce, con un ennesimo taglio nascosto, sul lavoro e sul precariato” si legge nel comunicato che continua “La proposta di legge è motivata dal ministro con la necessità di portare il livello di impegno dei docenti sugli standard europei. Si tratta di una palese falsità: i docenti italiani della scuola secondaria hanno un carico di ore settimanali di lezione pari o superiore alla media europea, per retribuzioni notoriamente inferiori”.
Per tutta la settimana i docenti aderenti alla protesta non faranno lezione ma si presenteranno in classe portandosi “da casa” il carico di lavoro non conteggiato dalla riforma che vuole aumentare le ore di lezione da 18 a 24.