radiocitta’fujiko e Librerie.Coop, i libri e gli autori diventano protagonisti in radio, ogni settimana interviste, consigli di lettura e appuntamenti. Giovedì 17 marzo l’ospite sarà Antonio Nicaso.

Su questi link potete trovare la puntata della settimana, i nostri consigli di lettura e il profilo su Anobii, social network dei libri e dei lettori.

Antonio Nicaso è giornalista, tra i massimi esperti mondiali di mafia e ‘ndrangheta. La lista dei suoi libri dedicati al tema è lunghissima: ha analizzato il traffico di droga, il rapporto tra mafia italiana e internazionale, i legami con la politica e il potere, l’educazione alla legalità. Gli volumi sono pubblicati da Mondadori e scritti insieme a Nicola Gratteri, magistrato procuratore aggiunto al Tribunale di Reggio Calabria. I titoli sono “Fratelli di sangue“, “La malapianta” e l’ultimo “La giustizia e’ una cosa seria“. Con uno stile a metà tra il dialogo e il saggio si propone una riforma della giustizia basata sopratutto sugli aspetti organizzativi e non come quella a cui lavora il governo sui poteri e compiti dei magistrati e dei pubblici ministeri. L’intervista parte proprio da qui: il progetto del ministro Alfano  è valido o in che direzione dovrebbe andare?

RIFORMA GIUSTIZIA
“Quella del Governo mi sembra una riforma punitiva. Tutti sanno che la giustizia funziona male, ma la riforma non va nella direzione di un miglioramento. Per questo livello di sconto non c’è il clima per modificare ben 13 articoli della costituzione. Servirebbe più un dialogo sereno, anche perché su alcuni punti si può discutere, su altri sono in disaccordo. Separazione delle carriere dei pm e dei giudici, la modifica dell’obbligatorietà dell’azione penale, i pm non responsabili della polizia giudiziaria sono tre punti fuori luogo. La magistratura deve rimanere indipendente, qui rischiamo di creare dei super poliziotti sotto il controllo dell’esecutivo”.

PROPOSTE ORGANIZZATIVE
“La riforma non tocca il problemi dei mezzi a disposizione. Nel libro citate molte questioni organizzativa e pratiche: le notifiche giudiziarie tramite posta elettronica e ridurre il numero dei tribunali. Sono troppi e mal dislocati. Se vogliamo che i processi siano più rapidi, dobbiamo lavorare su questi aspetti”.

MAFIA ETERNA EMERGENZA
“Dal ‘800 si parla di mafia. Questo significa che non la combattiamo nel modo giusto. Perché non c’è una volontà politica e nemmeno una legislazione antimafia. C’è sempre stata una reazione emotiva dettata da stragi e omicidi, ma ancora per esempio dobbiamo trovare una definizione del termine infiltrazione. I boss continuano ad avere rapporti con il potere politico: le mafie vanno lì dove c’è potere e ricchezza, non possiamo certo stupirci che vadano nelle regioni più ricche, Lombardia ed Emilia Romagna, per investire i capitali accumulati con una miriade di attività illecite. Le mafie non hanno ideologia e flirtano con chiunque detenga il potere. Non guardano centrodestra o centrosinistra, ma tengono rapporti con tutti perché hanno bisogno esser radicati nel territorio”.

COME SI FA?
“Le mafie utilizzano uomini di cerniera invisibili. Il traffico di droga genera capitali enormi che vanno reinvestiti, non possono rimanere contanti facili da identificare. Bisogna trovare la volontà politica di identificare dove questi investimenti avvengono, al Nord e non certo nei paesi della Calabria o della Sicilia. Se vogliamo combattere i mafiosi non dobbiamo pensarli più con la coppola in testa, ma laureati brillanti che sanno rivolgersi a professionisti esperti. Così giocano nella borsa di Francoforte, investono nel NordEst”.

COSA E’ LA MAFIA
“Non abbiamo un Ministro o un sottosegretario con compiti di contrasto alla malavita organizzata perché abbiamo un’idea sbagliata del concetto di mafia. Spesso si esaltano gli arresti dei latitanti, che certo sono importanti, ma la mafia non può esser ridotta ad un problema di ordine pubblico. Sono invece un problema culturale legato al territorio. Bisogna puntare sull’educazione, sulla società civile, Falcone diceva “non basta l’impegno di pochi, serve quello di tutti”.

LA MAFIA SPIEGATA AI RAGAZZI 
“L’unica arma di contrasto è la conoscenza. Da bambino mia madre mi dice “sono cose che non ci riguardano. E’ una mentalità sbagliata: la mafia uccide i sogni e le speranze perché nega i diritti, ad esempio quello d’impresa: se un commerciate paga il pezzo aumenta i pressi, e a pagare siamo tutti noi.  Gesualdo Buffalino diceva “contro la mafia serve un esercito di maestre elementari”.