Fino al 19 febbraio, tra i progetti principali di Art city 2023, è aperta al pubblico la mostra “Finding Form” dedicata al lavoro dell’artista tedesca Bettina Buck. La mostra, a cura di Davide Ferri, è situata nella Sala Convegni di Banca di Bologna presso Palazzo De’ Toschi. Il progetto espositivo celebra il percorso ventennale dell’artista a partire dalla sua ricerca scultorea.

Finding Form, la ricerca di una scultura in movimento

Elemento centrale nelle opere di Bettina Buck è l’idea di scultura come tensione verso una forma sempre dinamica e temporanea; questo è racchiuso in modo esplicito nel titolo della mostra. Come ci racconta infatti il curatore della mostra Davide Ferri «Il titolo “Finding Form” rimanda all’idea di una scultura sempre in divenire, che non trova mai un’identità stabile; il gerundio rimanda anche all’idea della vita dell’artista come un’inesauribile ricerca della forma, una forma che è capace di accogliere il divenire della vita». Il titolo “Finding Form” inoltre «Rinvia all’atteggiamento dell’artista di volgere lo sguardo verso zone marginali, verso le cose più impensate perché ordinarie». Questo traspare dall’uso dell’artista di materiali ordinari come plastica, cartone, piastrelle, moquette, schiuma di lattice, polistirolo e gomma piuma. Dalle parole di Davide Ferri, «I materiali sono apparentemente poveri ma diventano scultura poiché intrattengono con essa un dialogo esclusivo».

La mostra è costruita partendo da diversi termini specifici della ricerca di Buck e volti a fungere da nuclei esplicativi di alcuni dei suoi lavori. Risulta importante la relazione tra due parole: scultura e corpo. Il corpo è l’unità di misura della scultura, e ne è anche metafora: la scultura, come il corpo, cerca la propria forma nel tempo, prende spazio, è spazio. Come spiega Davide Ferri «Scultura e corpo si contaminano reciprocamente; la scultura è come un prolungamento del corpo».
L’esposizione si articola attorno ad altri concetti centrali. La gravità, forza a cui la forma si assoggetta e per la quale la forma collassa; molti lavori di Buck sembrano infatti mossi da una forza instabile, sono a terra o in procinto di collassare. L’idea di domestico, che identifica la scultura come qualcosa che prende forma intorno a noi in modo naturale, anche senza l’intervento dell’artista. L’occultamento come allusione di una vita segreta della scultura, aspetto che può essere immaginato e interpretato più che percepito con i sensi.

Il baricentro della mostra è Interlude, un video in cui l’artista è ripresa durante una camminata solitaria nella campagna inglese mentre trascina una forma parallelepipedo di gommapiuma che può diventare molte cose: scultura potenziale, semplice ingombro o fardello, seduta e punto d’osservazione sul paesaggio. La stessa forma di gommapiuma è trasportata nelle sale della Galleria Nazionale di Roma in Another Interlude. Le opere della mostra si organizzano attorno a questi due lavori, risultando impegnate in un’azione: ci insegnano che il tempo imprime nella scultura una forma più profonda.

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