La censura di Gianmarco de Pieri alla manifestazione degli studenti
La censura quasi unanime del Consiglio comunale alla partecipazione di Gianmarco de Pieri, co-presidente di Coalizione Civica, alla manifestazione degli studenti è al tempo stesso ridicola e pericolosa. Arriverà il tempo in cui, al posto di sparare anatemi da palazzo, gli amministratori decideranno di amministrare la città?
La condanna quasi unanime del Consiglio comunale di Bologna alla partecipazione di Gianmarco de Pieri, co-presidente di Coalizione Civica, alla manifestazione degli studenti contro la chiusura della biblioteca di Italianistica in via Zamboni 36 è al tempo stesso ridicola e pericolosa.
È ridicola perché rivela tutta l’incapacità degli amministratori di fare il loro lavoro: amministrare. Parlano solo coi loro amici, non sono in mezzo alle persone a discutere e confrontarsi con loro. Quando una zona della città presenta problemi, non vanno a “viverla”, ma organizzano gite in cui sembrano turisti spaesati. Una passerella in cui capiscono poco o nulla della questione e poi tornano nel palazzo e se la cavano con due righe di un ordine del giorno senza alcuna utilità.
La censura espressa ieri a Palazzo D’Accursio, però, è anche pericolosa. Non solo perché il Pd ha votato un ordine del giorno della Lega, partito con cui sembra sempre più il linea (vedi alla voce “caserma al posto di Xm24”), ma perché è stato approvato un documento in cui si censura una persona perché ha partecipato ad una manifestazione. Un corteo, tra l’altro, assolutamente pacifico.
Non solo, quindi, questa maggioranza trasversale dem-leghista non è capace di proporre soluzioni credibili (vedi alla voce “taxi in piazza Verdi”) per i nodi irrisolti della città, ma tenta di confondere la propria insipienza ergendosi a giudice morale di ciò che fanno altri.
La presenza di de Pieri, secondo i dem-leghisti, avrebbe legittimato i violenti. In corteo, però, c’erano centinaia di persone e studenti, molti dei quali non erano al 36 di via Zamboni quando il rettore ha mandato la celere a bastonare. Anche loro, quindi, hanno legittimato i violenti con la loro presenza. Oppure no, oppure questa logica dei buoni vs cattivi non porta da nessuna parte e non aiuta a ricondurre le contrapposizioni nell’alveo del normale confronto democratico.
Il paletto della violenza, della loro idea di violenza, è l’alibi perfetto dei dem-leghisti per continuare a starsene nella sala del Consiglio comunale a sparare anatemi. E intanto fuori la città brucia.